Global Strike for future
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Una miscela di vivaci colori e comunicazioni - rigorosamente espresse su cartoni riciclati - hanno fatto seguito alla convincente protesta di Greta Thunberg. La sedicenne svedese che dall’estate scorsa ha dato inizio allo “sciopero della scuola per il clima”, ha raggiunto le generazioni social con la sua personalità coraggiosa e determinata.
Le denunce manifestate dalla ragazzina con le trecce alla Conferenza delle Parti di Katowice – città natale di Giovanni Paolo II - sono scomode: la crescita illimitata, privilegio dei pochi che accumulano ricchezze e vivono nel lusso, sacrifica la civiltà intera. Fu proprio in quella occasione che diede avvio al sogno di radunare la popolazione per la causa climatica asserendo ferma che “il vero potere appartiene alla gente”.
Un appello dunque che va ben oltre l’emergenza dell’“effetto serra” e che affonda le sue radici negli squilibri che contribuiscono ad allargare la distanza fra ricchi e miseri. Ella stessa ha annesso un forte richiamo alla responsabilità individuale che ha saputo intercettare la stima di molti coetanei.
Dall’interno della scuola ho colto non semplicemente adesioni alle idee di Greta, ma anche interrogativi dei più giovani su come poter mettere in atto un cambiamento dal basso.
Proprio le giovani generazioni ritengono tuttavia irrinunciabili, da parte di chi ne ha il potere, scelte ardite di cambiamento rispetto ai criteri economici, politici, comunicativi e strategici.
Attesa e responsabilità per una Chiesa più credibile e coraggiosa
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Il Papa, lo scorso agosto nella Lettera al popolo di Dio, proprio sul tema degli abusi, affermava che «la dimensione e la grandezza degli avvenimenti esige di farsi carico di questo fatto in maniera globale e comunitaria. Benché sia importante e necessario in ogni cammino di conversione prendere coscienza dell’accaduto questo da sé non basta». Francesco ha rivolto un appello accorato a ciascun battezzato per collaborare «alla trasformazione ecclesiale e sociale di cui abbiamo bisogno».
Come donne di Chiesa desideriamo collaborare in modo attivo e responsabile a questo cambiamento in atto, nutrendo una attesa e assumendoci la responsabilità che ci compete.
Jihad interiore e comandamento dell'amore: il Papa negli Emirati arabi
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Con questo post condiviso su twitter papa Francesco commenta il momento storico a cui abbiamo assistito nei giorni scorsi; sono parole che racchiudono il senso e la profezia di questo viaggio.
La prima visita di un pontefice negli Emirati Arabi, culla dell’Islam, che avviene 800 anni dopo l’incontro tra San Francesco e il sultano Malik al-Kamil, porta infatti con sè qualcosa di straordinario e nuovo che merita attenzione: lontano dall’essere un semplice incontro formale o di cortesia, esso è realmente animato da uno spirito innovativo e segna un importante e decisivo passo nel cammino del dialogo interreligioso e nella costruzione di nuove forme di convivenza sociale e di pace tra i popoli.
La sinodalità missionaria dell’assemblea dell’oratorio 2020
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Il vescovo Mario, nel discorso di apertura dei lavori dell’assemblea, usando una immagine molto suggestiva, aveva raccomandato di mettersi al lavoro per cercare un paio di scarpe nuove perché i nostri oratori potessero continuare l’appassionato ma anche faticoso cammino di annuncio nell’epoca contemporanea.
Si è iniziato a lavorare e gli oratori sono stati letteralmente invasi da 20 schede che chiedevano di confrontarsi sull’esistente, sui sogni e sulle resistenze per poi offrire un contributo alla conclusione della prima fase dell’assemblea il 9 febbraio.
Tornando da Roma - Canonizzazione di Paolo VI
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Siamo state anche noi, pellegrine con il popolo ambrosiano, a Roma per la Canonizzazione. A caldo, tornando raccogliamo qualche frutto di questo cammino spirituale.
Maria Luisa: L’idea di partecipare a questo evento mi ha entusiasmato, perché mi ritrovo nella scia del pensiero di questo grande Papa che ha colto i segni dei tempi, intuendo l’importanza per la Chiesa di una consacrazione femminile per il servizio pastorale. La sua intuizione ha dato spessore alla mia scelta di consacrazione. La nostra partecipazione come istituto rafforza la nostra vocazione ed è occasione per invocare, per intercessione di San Paolo VI, il dono di nuove vocazioni per il servizio alla Chiesa.
Sonia: Il fatto che con Paolo VI siano stati canonizzati altri sei santi, di cui due beatificati dallo stesso Paolo VI, ha convocato a Roma fedeli provenienti da tutto il mondo. Nella liturgia abbiamo respirato l’universalità della Chiesa.
Mariangela: Tra questi nuovi santi c’è il Papa e c’è il giovane, c’è il santo della carità e il martire, c’è il vescovo, c’è la suora e c’è il laico. Questi nuovi sette santi, ciascuno con la propria specificità, ci ricordano che la santità abbraccia ogni ambito e ogni condizione di vita.
Giusy: Abbiamo vissuto un evento di Chiesa, nella riscoperta del pensiero di Paolo VI, ma anche nell’incontro con le altre figure dei nuovi santi e nella preghiera con tutto il mondo.
Nella messa di ringraziamento il Card. Coccopalmerio ha riletto alcuni brani della prima enciclica di Paolo VI, l’Ecclesiam suam: la grandezza di questo Santo si «misura» anche dal sapore ancora profetico di queste parole.
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