Tornando da Roma - Canonizzazione di Paolo VI
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Siamo state anche noi, pellegrine con il popolo ambrosiano, a Roma per la Canonizzazione. A caldo, tornando raccogliamo qualche frutto di questo cammino spirituale.
Maria Luisa: L’idea di partecipare a questo evento mi ha entusiasmato, perché mi ritrovo nella scia del pensiero di questo grande Papa che ha colto i segni dei tempi, intuendo l’importanza per la Chiesa di una consacrazione femminile per il servizio pastorale. La sua intuizione ha dato spessore alla mia scelta di consacrazione. La nostra partecipazione come istituto rafforza la nostra vocazione ed è occasione per invocare, per intercessione di San Paolo VI, il dono di nuove vocazioni per il servizio alla Chiesa.
Sonia: Il fatto che con Paolo VI siano stati canonizzati altri sei santi, di cui due beatificati dallo stesso Paolo VI, ha convocato a Roma fedeli provenienti da tutto il mondo. Nella liturgia abbiamo respirato l’universalità della Chiesa.
Mariangela: Tra questi nuovi santi c’è il Papa e c’è il giovane, c’è il santo della carità e il martire, c’è il vescovo, c’è la suora e c’è il laico. Questi nuovi sette santi, ciascuno con la propria specificità, ci ricordano che la santità abbraccia ogni ambito e ogni condizione di vita.
Giusy: Abbiamo vissuto un evento di Chiesa, nella riscoperta del pensiero di Paolo VI, ma anche nell’incontro con le altre figure dei nuovi santi e nella preghiera con tutto il mondo.
Nella messa di ringraziamento il Card. Coccopalmerio ha riletto alcuni brani della prima enciclica di Paolo VI, l’Ecclesiam suam: la grandezza di questo Santo si «misura» anche dal sapore ancora profetico di queste parole.
Tre minuti per riformare la Chiesa
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Tutte cose molto vere e necessarie che non possono lasciare indifferente chi vuol bene alla Chiesa e chi soffre per le sue cadute e gioisce per i suoi passi avanti … ma oggi quando ho letto il discorso di apertura del Sinodo ancora una volta sono stata sorpresa dalla concretezza e dalla lucidità del papa: ecco come cambiare la Chiesa!
Con molta semplicità ma altrettanta scaltrezza (ormai abbiamo imparato a riconoscere questo papa tra quelli semplici come colombe e scaltri come serpenti – cfr. Mt 10,16-!) il papa ha chiesto che durante i lavori, in assemblea plenaria e nei gruppi, ogni 5 interventi si osservi un momento di silenzio specificando, da buon maestro spirituale,– di circa tre minuti– (Francesco, discorso di apertura alla XV assemblea generale del Sinodo dei Vescovi, 3 ottobre 2018)
Mi è sembrato qualcosa di estremamente geniale e al tempo stesso di altamente simbolico.
Perché tre minuti possono cambiare la Chiesa?
Da Gambassi Terme a Roma - pellegrini incontro al Papa -
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Queste sono più o meno le parole che un giovane mi ha detto spontaneamente a conclusione dell’esperienza intensissima del breve pellegrinaggio che ci ha condotto a Roma, all’incontro dei giovani col papa.
Sul momento non gli ho chiesto di più. Ci vuole tempo per elaborare le esperienze significative: tempo, spazio nel cuore e desiderio di farlo. Sicuramente può servire anche qualcuno che stimoli a farlo, magari anche insieme ai “compagni di viaggio”, perché ciascuno si arricchisca dei doni dell’altro, perché le esperienze non “brucino” la vita o semplicemente la attraversino ma la “costruiscano”, pezzetto per pezzetto, facendo sorgere domande e l’entusiasmo di cercare “risposte” che rilancino continuamente il cammino.
Lo faremo sicuramente nei prossimi mesi.
Intanto offro qualche “luce” che si è accesa lungo il cammino a piedi da Gambassi a Siena, durante il quale l’avversario più temibile è stato il caldo, il grande caldo che prosciugava le forze più del cammino stesso.
Se sei stanco di camminare, comincia a correre
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Mi era già successo a Maggio. Accompagnavo gli ‘improbabili’ adolescenti del mio oratorio al consueto appuntamento-mandato degli animatori del feriale con il vescovo. Mi era già successo: le parole del vescovo Mario avevano risvegliato in me gli inizi della mia vocazione per la Chiesa diocesana:
«sono alla ricerca di ragazzi improbabili …
ragazzi che non rientrano nelle statistiche.
Questi ragazzi improbabili sono generosi.
Questi ragazzi improbabili pensano agli altri e li invitano alla preghiera…
questi ragazzi improbabili vogliono fare del bene,
come tutti hanno i loro limiti, ma sono volonterosi.
Vivono.
Cerco questi ragazzi improbabili per dirvi che la vostra vita è una vocazione alla vita e all’amore».
Ho sentito quello stesso appello, quella stessa chiamata che, anni fa, mi ha spinto ha donare la vita alla Chiesa e alla Chiesa che mi ha generato:
un giorno io l’ho fatto, mi sono alzata e l’ho detto: Eccomi, manda me!
Da quel giorno la mia vita non è stata una vita tranquilla, ma una vita in movimento, una vita animata da un urgenza, una vita che vibra ad ogni appello; una vita non perfetta, anzi piuttosto arruffata, ma colma di incontri, di fratelli e sorelle, colma di Chiesa, di parole da dire e da fare, di sepolcri da cercare e da vegliare in attesa di resurrezione.
La canonizzazione di Paolo VI
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Al suo discernimento dobbiamo l'ispirazione del carisma delle Ausiliarie Diocesane.
Prima degli anni Cinquanta (nel contesto ecclesiale che porta verso il riconoscimento degli Istituti Secolari) e dopo gli anni Cinquanta (verso il Concilio Vaticano II) sia nella Diocesi di Milano, che in Italia e all’estero, sorgono realtà di impegno pastorale da parte delle donne. Egli se ne interessa. Giunto in Diocesi, avvia un confronto con alcuni sacerdoti che sono figure di rifermento vocazionale, come l'Assistente della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, il Superiore degli Oblati diocesani e il Rettore del Seminario. Il Cardinale mantiene le relazioni con le realtà fuori dalla Diocesi, incontra spesso le consacrate presenti a Milano, riflette sugli esperimenti diocesani ed è consapevole dei bisogni pastorali. L'ascolto dello Spirito e lo sguardo profetico lo portano ad intuire il dono e la necessità di una nuova presenza femminile nella Chiesa.
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