DONNE DI SPERANZA/7: Susanna, fedeltà nel quotidiano
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Sembra molto poco, ma a me questo “poco” ha fatto pensare diverse cose.
Anzitutto se Luca la cita per nome è perché i suoi interlocutori dovevano conoscerla, forse viveva in quella comunità cristiana. Che persona sarà stata? Impossibile stabilirlo. Certamente per chi ascoltava il Vangelo secondo Luca poteva essere la vicina di casa, una che faceva la vita normale di tutti, una che incontravano nel giorno del Signore quando si riunivano per “spezzare il pane” in memoria del Maestro, poteva essere particolarmente affabile, o avere un carattere spigoloso… Al di là di queste e altre possibilità tutte plausibili, io credo che lei dovesse comunque essere una donna di Speranza, che in qualche modo, incontrarla significasse intuire una possibilità di gioia e di serenità nelle diverse circostanze, anche difficili la cui fonte era dentro, profonda.
Ne sono convinta per la seconda caratterizzazione che ne dà Luca: apparteneva a quel gruppo abbastanza folto di donne che il Maestro lo avevano conosciuto bene, lo avevano seguito fin dalla Galilea, non si erano perse un colpo della sua vicenda terrena, l’avevano condivisa e alla fine erano state le prime testimoni della sua Resurrezione - proprio il profilo dell’apostolo, come ci ricorda l’elezione Mattia nel libro degli Atti (1, 15-26). Ecco, Susanna era una di loro, una delle donne della Resurrezione.
Che cosa le caratterizza? Ce lo ha spiegato bene il card. Martini negli Esercizi spirituali che ha tenuto a noi Ausiliarie nel 2007 (CMM, Donne della Resurrezione – Uno sguardo femminile sul Mistero). Le donne della Resurrezione sono tali perché hanno conosciuto bene Gesù e perché la condivisione di vita con lui ha generato in loro “una conoscenza intima e familiare” del Maestro. Per questo hanno potuto accogliere l’annuncio della Resurrezione. “Perché si tratta di comprendere che Gesù crocifisso e risorto è colui che abbiamo imparato ad amare e a conoscere fin dal tempo della sua manifestazione pubblica: senza ciò, il giudizio delle donne sarebbe un po’ precipitoso e ancora vago”. Una persona che avesse avuto una conoscenza superficiale di Gesù non avrebbe potuto accogliere quell’annuncio: esse, che sono state “servitrici fedeli e diligenti di Gesù, hanno acquistato familiarità con lui, con il suo modo di fare, di pensare e di amare”. Questo anzitutto le abilita ad accogliere l’annuncio della sua resurrezione.
Ma c’è un ultimo passo decisivo, che caratterizza le donne della Resurrezione e dunque anche Susanna, che le rende portatrici di una Speranza coinvolgente e travolgente. Nel seguire Gesù esse non hanno svolto semplicemente “un servizio diligente e ben calcolato”; “hanno maturato in questo tempo un vero amore verso di lui, una vera passione, un vero sbilanciamento del cuore”. Per questo quella mattina sono uscite all’alba, quando non c’era in giro nessuno, per andare al sepolcro, con i profumi, per cercare ancora il loro amato Maestro. La morte non poteva fermare il loro amore e grazie a questo amore che le ha mosse hanno scoperto che la morte era stata sconfitta.
Credo che incontrare Susanna al mercato o nella riunione domenicale, o in campagna portasse questa cifra particolare: stavi incontrando una persona con lo sguardo sereno e positivo sulla vita, una che amava profondamente il Signore, che ne annunciava la Resurrezione e che poteva raccontarti quel che Gesù aveva detto o fatto o provare ad aiutarti a capire come lui si sarebbe comportato in una certa situazione, o che si può essere sempre fiduciosi, perché il Signore non ci abbandona mai… Tutto immagino offerto con grande pudore e umiltà, perché chi conosce Gesù e lo ama sente tutta la sproporzione tra sé e il dono che ha ricevuto e non può farne motivo di orgoglio o di affermazione personale. Un cammino così emana Speranza.
A Susanna e alle altre donne della Resurrezione vorrei chiedere due doni.
Anzitutto di sostenere la nostra sequela del Signore, perché possiamo conoscerlo e amarlo come lo hanno conosciuto e amato loro, attraverso la sua Parola, la condivisione nella comunità cristiana e il servizio ai fratelli, a partire dagli ultimi di ogni genere.
E grazie a questo di essere persone normali, ma di quella “normalità” che rende assolutamente singolari i cristiani, quella che quando la incontri ti fa respirare, ti fa pensare che la vita può essere bella, ti fa sperare.
Che anche ciascuno e ciascuna di noi diventi così sorgente di Speranza.
Susanna Poggioni
CARLO MARIA MARTINI E GLI ANNI DI PIOMBO
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