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Integrare i saperi della testa, del cuore e delle mani (Christus Vivit, 222)

BA6E4239 AF9A 4563 BC5D FD5B3CCF70D8Vivo “l’università” da quasi trent’anni (mai l’avrei immaginato trent’anni fa): prima studente di Matematica presso l’Università degli Studi di Milano, poi – divenuta Ausiliaria – incaricata di pastorale universitaria per dieci anni presso l’Università Bocconi, poi di nuovo studente di Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma e ora docente di Teologia presso l’università Cattolica del Sacro Cuore e la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. In questo passare da un’università all’altra, ho avuto la possibilità di vivere l’Università in diversi ruoli e attraverso differenti punti di vista, passando da quello dello studente, che pensa di ricevere delle nozioni e si trova destinatario del dono di una conoscenza che supera le singole nozioni, abbraccia la vita e amplia l’orizzonte dei propri progetti, a quello del docente che spera – nonostante l’immenso numero degli studenti che si trova in aula – di riuscire a ad entrare in relazione con ciascuno per poter trasmettere non solo nozioni, ma lo “spirito”  di quanto sta insegnando, di “ispirare”, in modo che lo studente impari davvero, non solo ripeta. Spesso l’università viene vista dalla gente comune (o, ahimè, presentata da politici e media) come luogo accademico chiuso, ripiegato su se stesso e separato dalla realtà, in cui ci si occupa di un sapere teorico, lontano dalla vita della gente, detenuto da privilegiati che costituiscono una sorta di casta. Credo che questa idea sia molto lontana dal vero. 

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VORREI RISORGERE DALLE MIE FERITE/3

vorrei risorgere smallPubblichiamo un articolo raccolto da Riccardo Maccioni

Intervista ad Anna Deodato

Avvenire 23/02/2019

Leggi le "Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili"

TROPPI SILENZI SULLE SUORE VITTIME DI ABUSI

Parla Anna Deodato che svolge un servizio di ascolto e di accompagnamento a Milano: «L'esito del summit dipende dalla capacità di ascolto dei cuori feriti»

Cambiano le storie e i percorsi ma un dato emerge da tutte le testimonianze: l’abuso è un’esperienza di morte. Lascia ferite profonde, difficili se non impossibili da guarire. Si tratta di ritornare a vivere, di ridare un senso alla propria esistenza, di ricominciare ad accettarsi, superando innanzitutto la vergogna degli innocenti. Quella che ti fa sentire responsabile di qualcosa che non hai commesso. E poi c’è bisogno di coraggio, tanto coraggio, per denunciare. A dispetto dei silenzi complici di chi ti circonda. No, non è facile. Soprattutto se sei una donna e la violenza si consuma in un luogo che dovrebbe ispirarsi alla logica del Vangelo. L’ha sottolineato con chiarezza il Papa di ritorno dal viaggio ad Abu Dhabi, richiamando la deriva culturale, purtroppo tuttora presente in molti Paesi, per cui la donna, sono parole sue, «è ancora considerata di seconda classe».

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VORREI RISORGERE DALLE MIE FERITE/2

vorrei risorgere smallPubblichiamo l'articolo intervista apparso su LA STAMPA e IL SECOLO XIX il 18.02. 2019

Intervista ad Anna Deodato

A cura di Iacopo Scaramuzzi

Leggi le "Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili", 24.06.2019

L'ABUSO DELLE RELIGIOSE E' UN FENOMENO ANCHE ITALIANO

L'abuso delle religiose è un fenomeno «diffuso» anche in Italia. Anna Deodato, membro del Consiglio di presidenza del Servizio nazionale per la tutela dei minori della Conferenza episcopale italiana, spiega che «il clericalismo è una piaga presente anche nella nostra Chiesa italiana» e sottolinea che «l'abuso sessuale accade come ultimo, tragico atto di una serie di abusi di potere e di coscienza». La religiosa dell'Istituto delle Ausiliarie diocesane di Milano si attende che la Chiesa tutta e i vescovi in particolare escano dal vertice convocato da Papa Francesco in Vaticano, da giovedì a domenica prossima, più credibili e coraggiosi, avverte che è necessario «passare dalla curiosità che si nutre dello scandalo, ma poi comunque lascia tutto come prima, alla coscienza del dolore che un abuso provoca» e auspica che «la Chiesa faccia spazio all'ascolto femminile capace di accogliere la paura che l'abuso imprime nel cuore e nel corpo della vittima e trasformarle in una nuova vita».

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VORREI RISORGERE DALLE MIE FERITE/1

vorrei risorgere smallPubblichiamo il testo raccolto da Ludovica Eugenio 08/02/2019

Intervista ad Anna Deodato

Tratto da: Adista Notizie n° 6 del 16/02/2019

 

Leggi le "Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili", 24.06.2019

 

RELIGIOSE, IL LUNGO CAMMINO DALL'ABUSO ALLA RINASCITA

Sta cadendo, forse, l'ultimo tabù. A distanza di 17 anni dalla pubblicazione dell'inchiesta sulla pedofilia nella Chiesa del Boston Globe, che segnò l'esplosione della grande crisi tuttora in corso, sembra che lentamente si stia dissipando la nebbia intorno a un altro versante, ancora più nascosto e oscuro, della stessa piaga: l'abuso sessuale sulle religiose (v. Adista Notizie n. 4/19). Ne ha anche parlato papa Francesco durante il viaggio di ritorno dalla visita negli Emirati Arabi, il 5 febbraio, in riferimento a un articolo pubblicato nell'inserto mensile "Donna Chiesa, Mondo" dell'Osservatore Romano (2/2): «Il problema esiste nella Chiesa», ha detto, menzionando sacerdoti e vescovi che hanno abusato, «Io credo che si faccia ancora, ma ci stiamo lavorando». Caso dopo caso, le istituzioni ecclesiali da tempo hanno cominciato a farsi carico del problema, sepolto da un muro di omertà difficile da scalfire anche per via del rapporto gerarchico che spesso lega vittima e predatore: un rapporto segnato da abusi di potere prima che psicologici e sessuali, in cui la vittima è spesso cercata e individuata tra donne vulnerabili, fragili e inconsapevoli.

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COME SE VEDESSERO L'INVISIBILE: 56° Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni

Poster GMPV 2019Ci uniamo alla preghiera della Chiesa per le vocazioni, condividendo con voi le parole  nella Direttrice del Centro Diocesano Vocazioni e dei luoghi di preghiera in alcuni luoghi della Diocesi: parrocchie e realtà di vita consacrata presenti sul territorio.

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Il pensiero di Claudia Ciotti, Direttrice del CDV di Milano

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