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1 - LA (STRA)ORDINARIA ATTESA di identità

WhatsApp Image 2021 10 22 at 14.17.34Selma è una studentessa della Facoltà di Comunicazione multimediale. Ho potuto conoscerla grazie al progetto di rete fra Licei “Prendersi cura del futuro”. Uno stile virtuoso di protagonismo giovanile voluta durante il lockdown per pandemia, allo scopo di generare diverse azioni di resistenza intraprese in favore del cambiamento auspicato da Francesco: “non si può restare uguali!”. Fra le iniziative emerse da qui vi è un appuntamento in collaborazione con l’Osservatorio Giuridico dei diritti dei Migranti di Como. 
Selma stessa ci racconta il suo sogno:
Sono nata in Marocco e sono venuta in Italia all’età di circa due anni. Il mio percorso di rapporto fra la mia cultura di origine e quella italiana è stato sofferto. Mi sono trovata spesso, soprattutto durante la mia infanzia a chiedermi quale fosse la mia identità: quella che vivevo in casa o quella con gli altri ragazzi? Vivo un conflitto fra culture con tante sfumature, contraddizioni, aspetti belli e terribili. Mi sono domandata se fosse possibile tenere insieme le caratteristiche di questi due mondi chiamati a convivere in me.
La Dichiarazione Universale dei diritti umani con il concetto di “cittadinanza primaria” spinge a un superamento dei confini. Ancora oggi però tale percorso è contrastato dal rafforzamento di visioni ristrette. Selma, qual è la tua attesa?

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Credere in Gesù nel tempo della sua assenza

ritiro CapiagoOggi siamo in preghiera a Capiago per il ritiro di Avvento di tutta la Comunità delle Ausiliarie, contemplando e lasciandoci interrogare dalle pagine evangeliche consegnate dal Vescovo alla diocesi nella proposta pastorale: "Unita, libera, lieta. La grazia e la responsabilità di essere Chiesa". 

Aiutate dalla meditazione proposta dal nostro Assistente, don Antonio Torresin, ci soffermiamo in particolare su Giovanni 14,1-31: come si può continuare a credere in Gesù nel tempo della sua assenza? Domanda di fondo che ci avvicina all'interrogativo di tanti: come si può credere in un Dio non evidente?

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NON POSSIAMO TACERE: Giornata missionaria mondiale

croce legno«Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,20): al cuore del messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno Papa Francesco ha posto questo versetto degli Atti degli Apostoli, richiamando l’urgenza dell’annuncio nell’oggi di questo mondo.
Non possiamo tacere, quando riconosciamo l’amore di Dio per noi e per la Chiesa, quando contempliamo nell’Incarnazione fino a che punto questo amore diventi condivisione delle ferite e dei dolori, dei desideri e delle angosce.
Non possiamo tacere, perché “mettersi in stato di missione è un riflesso della gratitudine”.
Non possiamo tacere, quando intorno a noi vediamo scoraggiamento, disincanto, fatica, perché sappiamo che si può vivere la prova stringendoci a Cristo.

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Proposta di riflessione: ACCANTO ALLE FAMIGLIE

0«Quello che viene sarà l’anno dell’ Amoris laetitia con la gioia di essere dentro questo amore». Così diceva il nostro Arcivescovo, nel mese di giugno, durante l’incontro promosso dal Servizio diocesano per la Famiglia, riprendendo quanto già annunciato dal Papa che, in occasione del quinto anniversario di promulgazione dell’Esortazione apostolica, ha invitato l’intera  comunità ecclesiale ad una ripresa della stessa. Le diverse iniziative per la rilettura di Amoris Laetitia saranno coordinate dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e si concluderanno il 26 giugno 2022, in occasione del X Incontro mondiale delle famiglie a Roma. Su questa base, proponiamo una piccola di raccolta di esperienze e riflessioni di alcune sorelle, impegnate in modi diversi accanto alle famiglie.
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4.Accanto alle famiglie: SEMPLICEMENTE IN MEZZO ALLE FAMIGLIE

4Non ho mai accompagnato le famiglie nei gruppi familiari in quanto tali, ma custodisco un’esperienza molto bella, nata a partire dal mio lavoro con i “piccoli” alla scuola dell’infanzia della Parrocchia Maria Assunta in Guanzate. Tra le tante famiglie incontrate, con alcune si è sviluppato un legame più stretto, un rapporto amicale di confronto e di crescita reciproca. Ho così conosciuto da vicino famiglie incarnate nel concreto della vita quotidiana, schiacciate dal lavoro, dall’accudimento dei figli e della casa, trasfigurate dalla fatica e dalla sofferenza, ma anche rigenerate dal riposo, dalla festa e dalla gioia e pure aperte all’impegno socio-politico.

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CARLO MARIA MARTINI E GLI ANNI DI PIOMBO

 

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