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PREGHIERE IN PROSA: Ester - La preghiera nell’angoscia e nella disperazione

5Ester, una nuova regina nella corte persiana, ha conquistato il cuore del re, che non sa di lei: una giovane, orfana di madre e di padre, appartenente al popolo giudeo.
È il libro di Ester e sembra di leggere una favola, una di quelle storie fantastiche dove tra i protagonisti “il male” prende il sopravvento.
Aman trama e il destino di tutto il popolo giudeo e lo sterminio è imminente.
Ester non può aspettare, tutto si fa veloce ed intenso. Chi ci salva? Il re? Secondo le leggi, anche per lei, la regina, in una posizione di potere, presentarsi al re senza essere chiamata significava andare incontro alla morte.
Ci fermiamo. Ester si mette in gioco, non si tira indietro e non ci sono bacchette magiche. La preghiera di Ester ci ferma con lei per sentire e far sentire tutto il “vuoto”, la mancanza che solo l’amore di sempre, l’unico “di te, Signore Dio di Abramo…” può trasformare in nuova energia per vivere.
Dinnanzi all’imminenza del dramma, lo sconforto ci riveste e ci sentiamo soli e senza forze. Ester si presenta così a Dio “presa da un angoscia mortale”. E non si nasconde più, mostra la sua fragile e delicata umanità. Allora ci affidiamo con tutta la disperazione che ci sentiamo addosso e solo così, disarmati e veri invochiamo “a me dà il coraggio”. E può essere che ci si senta liberi e quieti nell’attraversare la prova. Questa è già salvezza.
Guarda l'alba che ci insegna a sorridere. Quasi sembra che ci inviti a rinascere.
L'amore tutto si trasforma… persino il dolore più atroce si addomestica (C. Consoli, Guarda l’alba).
 
Emanuela Maistrello
Milano, San Siro


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PREGHIERE IN PROSA: Salomone - La preghiera nell'azione

4“Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda”: questa richiesta-proposta viene fatta da Dio, l’Onnipotente, al quale niente è impossibile, al giovane Salomone, all’inizio della sua esperienza come re.
Cosa chiedere? Il successo, la potenza, la ricchezza, una vita felice? Salomone prima di tutto riconosce di essere immerso, come suo padre Davide, nell’amore di Dio che guida la sua esistenza. Lui stesso si sente dono di Dio. 
Si rende conto che il servizio di governo posto sulle sue giovani spalle è particolarmente difficile. Si sente inadatto: “Sono solo un ragazzo, non so come regolarmi…Concedi al tuo servo un cuore docile”. Chiede la docilità per il suo cuore, la capacità di saper accogliere ciò che è vero - al di là della propria opinione -, di discernere il bene dal male, di operare con giustizia. In concreto: il dono di saper ben governare!
Salomone è stato scelto per essere re su Israele. Anche se giovane, non è presuntuoso nelle sue capacità. All’inizio del suo servizio sente il bisogno di essere aiutato a svolgere al meglio il suo compito.
La sua non è certo una preghiera contemplativa. La trovo particolarmente adatta a quanti nella Chiesa o nella realtà civile sono stati scelti e hanno una responsabilità su altri.
Penso a un genitore, a un insegnante, al papa, al vescovo e ai suoi collaboratori, a noi ausiliarie … Con che disponibilità di cuore affrontiamo i servizi che ci vengono richiesti?  Contando solo sulle nostre forze? Forse a noi il Signore non apparirà in sogno, ma sicuramente nella preghiera fiduciosa non ci lascerà senza la grazia per meglio servire, la “grazia di stato”, così come ne parla S. Paolo in Rom 12,6-8 a proposito dei vari ministeri nella Chiesa. Quanto ne abbiamo bisogno anche noi!
Dio non sceglie le persone più capaci, ma rende capaci le persone che sceglie (Paul Valery).

Albina Daccò
Comunità Pastorale S. Paolo VI
San Giuliano Milanese

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PREGHIERE IN PROSA: Mosè - La preghiera nella fatica del ministero

2Il primo passo per avvinarci al racconto è quello di collocarlo nel suo contesto. In questa parte del libro dei Numeri, ascoltiamo del cammino dal deserto del Sinai alla pianura di Moab. Un viaggio difficile, un percorso fatto di numerose prove che Mosè e tutto il popolo devono affrontare.  Proprio nel capitolo 11 è come se possiamo leggere di una serie di prove, episodi collegati all’ostilità e alla ribellione contro Dio e contro Mosè. Sono episodi che descrivono la generazione che uscì dall’Egitto come persone “rigide” che di fatto, pur godendo della liberazione, si dimostrarono diffidenti ai comandi di Dio. 
La preghiera di Mosè, espressa in questa parte del libro dei Numeri, sembra reinterpretare quei fatti che altrove abbiamo ascoltato come una testimonianza di benevolenza e benedizione. Basti pensare al dono della manna o a quello delle quaglie, che anche nella preghiera dei Salmi noi citiamo come esempio di cura da parte del Signore. Ad esempio col Salmo 105 diciamo: Distese una nube per proteggerli e un fuoco per illuminarli di notte. Alla loro richiesta fece venire le quaglie e li saziò con il pane del cielo. Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque: scorrevano come fiumi nel deserto.
La manna è proprio il tipo di alimento che ha permesso al popolo di affrontare la fatica del cammino nel deserto (simpatico è leggere anche l’elenco di ricette con la manna che proprio in questo capitolo di Nm 11 viene citato). Ora però troviamo un Mosè differente, molto più simile a chi esercita una responsabilità ecclesiale nei giorni nostri. La via tracciata da Dio nel deserto non va bene, è una strategia inadeguata. La richiesta di cibo appare come una rivendicazione e anche la risposta di Dio diventa una forma amara e ironica di lezione. E il linguaggio è quello del lamento polemico, non propositivo di vere altre soluzioni, ma quello delle lunghe discussioni che non esprimono nemmeno una diversa strategia d’azione. In effetti, come sono i nostri ragionamenti pastorali? Anche noi sembriamo dire che la strategia di Dio non va bene…

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AVVENTO 2022: "Sull'arpa a dieci corde"

WhatsApp Image 2022 10 31 at 21.20.24Sul canto fermo dell’attesa, l’Avvento è un tempo accordato su diverse tonalità. È un tempo dal tono penitenziale, nel quale donne e uomini, feriti dalla vita, invocano pietà e Dio risponde con il suo perdono, ancor prima dell’umana preghiera del Kyrie.
È  tempo intonato alla  gioia, che già risuona delle note natalizie dei cori angelici, iniziale preludio al canto dell’Angelo della Risurrezione, in un crescendo solenne di festa, dal Gloria all’Alleluia!
È  tempo che rinnova l’Amen per chi crede: la certezza di potersi appoggiare alla roccia del Dio Altissimo che si abbassa fino alle fondamenta della terra nel Figlio suo Gesù.
Kyrie, Alleluia, Amen: sulle tre parole che l’Arcivescovo Mario Delpini ha consegnato alla Diocesi milanese per l’anno pastorale 2022-2023, abbiamo raccolto alcuni salmi che fanno vibrare corde diverse del cuore e così possono dare il "la" alla preghiera in questo tempo forte.
Dio che è venuto nel Bambino di Betlemme, viene anche oggi nella fragilità, nelle periferie, nella notte di chi cerca la luce: sia, questo Avvento, liturgia della vita che ci porta nel mistero dell’incarnazione e ci restituisce alla quotidianità come donne e uomini rinnovati dall’incontro con l’amore di Dio! 

13 novembre: Kyrie - Salmo 32 
20 novembre: Alleluia - Salmo 116 
27 novembre: Amen - Salmo 23 
4 dicembre: Kyrie -  Salmo 77 
11 dicembre: Alleluia - Salmo 144 
18 dicembre: Amen -  Salmo 15 

Nel box in alto a sinistra intitolato "Sull'arpa a dieci corde", a partire da domenica 13 novembre, i giorni di Avvento saranno accompagnati da brevi passaggi del Salmo della settimana. 

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SULL'ARPA A DIECI CORDE/2: salmo 116

IMG 20220908 WA0043Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode,

perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre. Alleluia.

Un breve salmo che appartiene alla categoria dell’Hallel, quei salmi che gli Ebrei recitavano in occasione delle grandi feste e specialmente nel banchetto pasquale.
Mi piace pensare che anche Gesù ha pregato con queste parole nella sua ultima Pasqua. Quella sera saliva dalle labbra di Gesù la lode a Yahweh, a Colui che aveva guidato il popolo nel deserto e lo aveva reso libero! Ma per lui era il Padre e lui era il segno dell’amore e della fedeltà del Signore.
La nostra liturgia ambrosiana delle Ore - con la riforma del 1981 - ha collocato questo salmo nella preghiera delle lodi a chiusura dei salmi laudativi. Ogni giorno, ogni mattina queste parole penetrano nel mio cuore: mi tuffano nel passato e mi aprono a una dimensione mondiale.
Genti tutte…popoli tutti… perché lodare, perché cantare così nel mio oggi? Perché riconosco che l’amore del Signore si riversa ogni giorno su di me e su di noi, su tutta l’umanità con abbondanza. Si è fatto visibile come non mai con l’incarnazione di Gesù, morto e risorto, vivo per sempre: forte è il suo amore per noi.
Nella Pasqua l’alleanza è nuova ed eterna, la fedeltà del Signore dura per sempre.
Quello che celebro è il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, dei miei genitori…il Dio fedele che mi vuole incontrare.
Anche se il mondo, la chiesa, io sono infedele…lui no! Dio c’è, e c’è per noi! Questo mi rassicura e mi permette di attraversare le vicende di ogni giorno con serenità e fiducia.
Alleluia!!!
Prega con il salmo 116
 
Albina Daccò, S.Giuliano Milanese

 

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