AVVENTO 2023: Medici da una generazione all'altra
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Quando si parla di speranza di salvezza, viene facilmente alla mente l'ambito della salute. In effetti i medici hanno un compito particolare rispetto alla custodia della vita umana. Perché non ascoltare allora qualcuno di campo professionale?
Il primo è Marco, studente di medicina al quinto anno, educatore nell’oratorio di Lonate Ceppino dove l’ho conosciuto a settembre, appena arrivata in questa parrocchia, mentre era alle prese con un esame impegnativo. L’altra è Emanuela, impegnata nella stessa parrocchia, di cui mi ha colpito la professione di medico psichiatra in particolare per i più giovani (ha infatti l’alta specializzazione per l’area giovani 14-24).
Ecco le loro attese e speranze.
COSA TI ASPETTI PER LA TUA VITA E PER LA VITA DEL MONDO NEL NATALE CHE VIENE?
MARCO: L’attesa del Natale è per me un periodo colmo di domande e stimoli di ricerca. In particolare, mi aspetto di vivere l’Avvento cercando di cogliere un indizio che mi permetta di affrontare le difficoltà e la lunga durata del percorso di studi di medicina che ho intrapreso. Spesso mi trovo a ripensare alle motivazioni della mia scelta e, proprio durante l’attesa del Natale, mi aspetto di poter trovare un’occasione per fermarmi a riflettere per comprendere a pieno come il Signore mi chiama a vivere da studente universitario e futuro medico; così come mi aspetto di trascorrere con i miei compagni di università dei momenti di relazione capaci di incoraggiarmi e sostenermi in questo lungo percorso che stiamo affrontando assieme. Nella mia piccola realtà, gli incontri di preghiera e condivisione proposti dal decanato e dalla parrocchia possono essere lo stimolo necessario per vivere al meglio l’attesa del Natale che viene: il mondo, anche quest’anno, proseguirà nel suo cammino frenetico e caotico, in cui le tensioni non si fermeranno e impediranno a molti giovani di vivere la gioia del Natale in attesa e in ricerca della propria vocazione.
EMANUELA: Il Natale è il Mistero che ci regala ogni anno la possibilità di un nuovo inizio per il nostro cammino. E’ un cammino che parte dall’incontro con il Dio-con-noi, infinitamente piccolo e bisognoso di cure, ma allo stesso tempo dono immenso capace di curare le ferite dell’uomo con una presenza che riempie i cuori e apre nuove strade. Che il Mistero del Natale possa donare nuovo slancio alla quotidianità di tutte quelle persone che hanno scelto di spendersi nell’ambito sanitario per incontrare i più piccoli, fragili e sofferenti. Che la tenerezza del Bambino divenga il primo farmaco da prescrivere e somministrare a ogni incontro e per ogni necessità. Che la luce della stella brilli nei nostri occhi ogni qual volta possiamo accompagnare nuovi inizi e ci indichi la direzione così da accompagnare i cammini più tortuosi, quelli più bui e in salita.
QUALE SPERANZA CONDIVIDI E CONSEGNI A CHI E' PIU' GIOVANE DI TE?
MARCO: Vorrei condividere la speranza di diventare un medico capace di ascoltare i bisogni umani delle persone oltre che i loro “sintomi fisici” e la speranza che da parte dei politici ci sia una migliore gestione della sanità pubblica, perché, soprattutto per gli “ultimi”, è l’unica occasione di salvaguardia della propria salute.
EMANUELA: Guardando a questo tempo, ai tanti giovani e alle loro famiglie profondamente sofferenti, che incontro ogni giorno, custodisco e condivido la speranza di una società davvero capace di intercettare, accogliere, incoraggiare e sostenere chi più fatica a muovere i propri passi verso l’età adulta. E’ fondamentale che, anche in questi tempi in cui il sistema sanitario nazionale è in affanno, non manchi mai chi si prenda cura delle ferite dell’umanità con competenza, passione e tanta pazienza.
EMANUELA: Guardando a questo tempo, ai tanti giovani e alle loro famiglie profondamente sofferenti, che incontro ogni giorno, custodisco e condivido la speranza di una società davvero capace di intercettare, accogliere, incoraggiare e sostenere chi più fatica a muovere i propri passi verso l’età adulta. E’ fondamentale che, anche in questi tempi in cui il sistema sanitario nazionale è in affanno, non manchi mai chi si prenda cura delle ferite dell’umanità con competenza, passione e tanta pazienza.
Colgo la consapevolezza comune che viene dalla fede pur dalle diverse prospettive personali: “curare” è sempre anzitutto donare speranza e senso. Chiediamo al Signore per gli attuali e i futuri medici il dono di questa visione pienamente umana del loro lavoro.
Marco Cherubin e Emanuela Berto
a cura di Susanna Poggioni
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