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Testimonianze di vita donata/2: CHICCA

Chicca modificata 1Traguardi che aprono nuovi sentieri da percorrere: testimonianza di Chicca, in servizio pastorale nella scuola dell'infanzia e nel carcere di San Vittore.

 

Mi sono fermata un attimo davanti al traguardo del mio venticinquesimo di consacrazione e ho pensato che non riesco, in realtà, ad attribuire una data d'inizio all'avventura della sequela e della mia relazione con il Signore Gesù. Mi sembra di poter dire che è iniziata ancor prima che io ne fossi pienamente consapevole, all'inizio nella mia famiglia e poi in luoghi diversi con incontri e condivisione di tratti di cammino con altre persone, per le quali e con le quali benedire e ringraziare il Signore innalzando un canto di gioia, un alleluia.

In questi venticinque anni da Ausiliaria Diocesana ho sperimentato partenze e arrivi in parrocchie e ho incontrato molte persone: la promessa di Dio di un centuplo incalcolabile come le stelle del cielo, che ti fanno alzare lo sguardo, piccole luci che hanno illuminato i giorni. Ogni partenza ha chiesto un lasciare, un "morire", ed ogni arrivo ha rappresentato una "risurrezione" una vita che è rinnovata dalla potenza mite del Signore. Faccio memoria grata delle diverse realtà parrocchiali che mi hanno accolta, delle persone che sono diventate compagni, amici, sorelle e fratelli, madri e padri nella fede e che mi hanno mostrato e indicato il Signore Gesù. Per ciascuna di loro e per tutte non mi resta che benedire e ringraziare il Signore innalzando un canto di gioia, un alleluia.

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Testimonianze di vita donata/1: PAOLA

paola montiUn annuncio, un imperativo, una constatazione: testimonianza di Paola Monti, in servizio pastorale a Seregno
 
Un annuncio: “Non cercate tra i morti colui che è vivo”.

Le donne del Vangelo vanno al sepolcro e un luogo di morte, di dolore, di smarrimento, di angoscia diventa luogo di incontro con l’annuncio che cambia la storia: il Signore, il Maestro è risorto! Anche per noi, uomini e donne del giorno d’oggi, risuona questa Parola e ci incoraggia a rimetterci in cammino e a riscoprire che il Signore è il Signore della vita e non della morte. 

“Perché piangi? Chi cerchi?” Anche per noi, uomini e donne del giorno d’oggi, risuona questa Parola  e ci rassicura: sotto lo sguardo del Risorto nessuno è sbagliato, ogni situazione è visitata, trasfigurata e riceve un annuncio di novità di vita. Tutti possiamo essere trasformati dalla Grazia!
 
Un imperativo: “Non abbiate paura, non temete”.

La nostra paura di uomini e donne del giorno d’oggi e il nostro timore ricevono una parola di consolazione e di incoraggiamento, addirittura quasi un comando! Il Signore non ci lascia soli nello sconforto e nello smarrimento, ma li attraversa con noi fino in fondo e così ci apre alla speranza che, come diceva Papa Francesco nell’omelia della veglia Pasquale, “è una speranza nuova, viva, che viene da Dio. Non è mero ottimismo, non è una pacca sulle spalle o un incoraggiamento di circostanza, con un sorriso di passaggio. No. È un dono del Cielo, che non potevamo procurarci da soli”. Sono parole che ci aiutano a riconoscere lo ‘specifico’ della fede, che è dono ricevuto gratuitamente e chiede un impegno di testimonianza. E continua, il Papa: “Tutto andrà bene, diciamo con tenacia in queste settimane, aggrappandoci alla bellezza della nostra umanità e facendo salire dal cuore parole di incoraggiamento. Ma, con l’andare dei giorni e il crescere dei timori, anche la speranza più audace può evaporare. La speranza di Gesù è diversa. Immette nel cuore la certezza che Dio sa volgere tutto al bene, perché persino dalla tomba fa uscire la vita”.

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GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI: testimonianze di vita donata

tempestaPer la 57' giornata mondiale di preghiera per le vocazioni proponiamo alla vostra lettura una riflessione sul messaggio del Papa a partire dal Vangelo proposto: Gesù e Pietro sulle acque (Mt 14,22-33) e dalle quattro parole della vocazione: dolore, gratitudine, coraggio e lode.

In questi mesi il nostro cuore è stato attraversato da molti sentimenti e qualche volte a guardarlo bene ci siamo persino spaventati. Abbiamo provato paura - mi sembra mi manchi il respiro! - qualche volta ci siamo abbandonate allo sconforto - in questo tempo non può succedere nulla di buono!- ci siamo un po' isolate, pur di salvaguardarci - se starò per conto mio non rischierò!-. Per molti c'è stata anche la prova del dolore - sono come paralizzata di fronte a tanto dolore -.

Il dolore, la paura, lo sconforto, l'isolamento ci hanno provato: forse mai come in questi tempi ci era capitato di dover lottare con sentimenti così intensi e così pervasivi. Eppure proprio in questi giorni, chiamate a far memoria della nostra vocazione, il Papa ci racconta di ben altri sentimenti che attraversavano il cuore dei discepoli in mezzo al lago di Tiberiade: il dolore, che ci rendeva immobili, diventa la fatica di immaginare qualcosa di nuovo, la paura, che ci toglieva il respiro, viene schiacciata da una Parola forte che dà coraggio, l'egoismo, che ci aveva isolato, diviene gratitudine per tante sorelle e fratelli compagni di viaggio, lo sconforto dei giorni tutti uguali diventa lode per le meraviglie nascoste nelle fessure delle nostre esistenze.

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Donne della resurrezione oggi

LogoAusiliarieCi troviamo in un tempo difficile, ma proprio per questo provocante.
Allora abbiamo provato a lasciarci interrogare e a dirci, in questa Pasqua, che cosa significhi essere Donne della Resurrezione.


Dalle riflessioni emerse raccogliamo alcuni spunti.

Essere Donne della Resurrezione oggi è…

 
Una questione di esperienza

perché la Pasqua del Signore è qualcosa che è “accaduto”, ha toccato e coinvolto la vita

e ancora accade e coinvolge la vita di ciascuna, che può riconoscere che la Resurrezione di Gesù è potenza di Dio che vuole salvarci, custodirci, renderci figli capaci di stupirci ancora delle sue promesse d’amore

e permette di fare di ogni situazione un’occasione di resurrezione

Con una certezza, a volte fragile, “nemmeno le tenebre per Te sono oscure e la notte è chiara più del giorno”

una certezza che diventa consolazione, fortezza ed unico motivo per essere fedele a Lui e alla Famiglia che è la Chiesa

Una questione di “urgenza”

l’incontro con Gesù Risorto spinge oltre le nostre paure, le nostre morti, le nostre apatie, le nostre difficoltà, l’insufficienza delle nostre parole davanti alla situazione attuale, a trovare le vie per annunciare ancora: Cristo è risorto! È veramente risorto!

bruciate dall’ardore di seguire Cristo andiamo “permettendo” al Risorto di continuare a vivere in noi così che anche gli altri possano vederlo

è un immenso dono, ma anche un impegno

 
Una questione di sguardo

alto e amorevole sulla realtà, sulle nostre comunità e sulle persone che incontriamo

lo sguardo di un noi: nella comunità composta da diversità e reciprocità, contribuiamo al discernimento dei segni della risurrezione

per vedere che il Risorto è già lì dove la nostra gente vive, soffre e cerca...

 
Una questione di appartenenza

perché siamo il popolo di Dio, in cammino nella storia

la nostra vocazione è alimentata dal Corpo del Signore che ci manca ... perciò siamo alla ricerca del suo corpo che è la Chiesa.

 
Una questione di scelte

La scelta di accogliere, portando gli altri dentro, in profondità, nell’attesa di incontrarli di nuovo…

cercando di mantenere i legami nella comunità parrocchiale per non lasciare nessuno solo.

La scelta di lasciarsi interrogare, pensando al domani e alla salvezza che il mondo attende. È un tempo di grande riflessione: sullo stile di vita, sulle scelte personali e collettive, sulla Mondialità, sulla Chiesa...

Come generare un mondo migliore? Meno tolleranza con il sopruso degli avidi, con chi insegue pieno potere, più determinazione a sminuire lo spazio dei violenti, per anteporre la causa di orfani, vedove, vittime. 

Cambieremo solo decidendolo!

La scelta di prendersi cura

con “la creatività dell’amore”: ci stiamo ingegnando per essere vicine alle persone, per trasmettere speranza, per testimoniare il Vangelo e per svolgere i nostri servizi in maniera diversa...

perché le donne del Vangelo non stanno a fare niente. Pensano, decidono, si organizzano e preparano: non si può lasciare il Corpo di un amico sporco e lacero, bisogna prendersene cura, profumarlo. E per questo desiderio scoprono che quel Corpo, ferito, lacero, sporco e con i segni della tortura, è vivo e ha bisogno del loro profumo. La strada per arrivare in Galilea è lunga. Rimbocchiamoci le maniche.

Una questione di passo… 

L’urgenza sollecita la corsa, poi ci sono le lentezze: amore, intuizione e lentezza cercano insieme, come Maddalena, Giovanni e Pietro.

 
Una questione di tempo

Perché si è donne della Resurrezione ogni giorno:oggi viviamo la gioia della cura, dell’attenzione, della consolazione, della preghiera. “…per avviare una storia nuova dove era stata messa una pietra sopra

Attente e vigilanti per trovarsi al momento giusto nel posto giusto

Pronte come le donne del Vangelo che hanno iniziato la loro corsa alle prime luci dell’alba.

 

 
Una questione di stile

Essere donne della Resurrezione è stare in mezzo al mondo senza appartenere al mondo.

Siamo consacrate al Signore Gesù vivo e risorto nell’acqua e nel fuoco del Battesimo e – per suo amore folle! – siamo state chiamate a seguirlo più da vicino e ad essere sue.

Vivere e attraversare questo tempo custodendo la speranza nel cuore per noi e per tutte le persone con le quali condividiamo e camminiamo

sorelle di chiunque cerchi Dio con cuore sincero

nella gioia della cura, dell’attenzione, della consolazione, della preghiera. 

“…per avviare una storia nuova dove era stata messa una pietra sopra”.

Col realismo di chi sa bene che il Risorto è il Crocifisso. Il Signore prende su di sé dolori e fatiche e le “ricopre” del suo amore.

stando accanto con discrezione soprattutto là dove il virus ha colpito. Ma anche …facendo circolare idee e prospettive per il futuro.

Raccogliendo ciò che le persone condividono: preoccupazioni, sofferenza, ma anche speranza e desiderio di una vita vera; deponendo tutto nel giardino della Risurrezione perché non vada perduto e così da fare spazio in me per la Sua Risurrezione!

tanti volti e le tante storie che portiamo nel cuore.

 

Vogliamo che la nostra vita donata sia strumento docile di condivisione e di fraternità tra noi e con tutti

Per Gesù.

È una questione di passione…  

 
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QUARANTESIMO: Una conclusione che spiazza… e riporta al centro

LOGO 40 Ausiliarie DiocesaneCome tutti, avevo immaginato questo tempo in modo diverso e, di conseguenza, una finale di quarantesimo diversa. Pensavo, per questa Pasqua, a un corale rendimento di grazie da parte di tutte noi, non solo per i 40 anni vissuti, ma anche per la ricchezza e l’occasione importante che questo anno è stato, grazie a e dentro i tanti incontri e le tante riflessioni condivise tra noi e con tanti fratelli e sorelle della diocesi, nelle celebrazioni diocesane col nostro Arcivescovo e nell’incontro con Papa Francesco.

Poi tutto è stato scombussolato, travolto dalla paura, dal dolore, dalla morte, dal disorientamento e dall’isolamento – unico aiuto possibile ora ai più per aiutare coloro che ci stanno permettendo di fronteggiare il virus –. E la Pasqua cade in giorni in cui non è ancora tutto risolto, pur se qualche timido segno di speranza si affaccia.

Questa circostanza dolorosa, mentre non toglie senso al nostro rendere grazie di quest’anno, ci porta a riflettere ancora una volta e con una radicalità assoluta sul cuore della nostra vocazione, che è proprio la Pasqua e il suo annuncio. “Donne della resurrezione”, infatti, ci ha definite il cardinal Montini nella lettera del 1961 che dà il via all’intuizione della nostra esperienza. Perché la Pasqua, il trionfo della vita, la fonte della gioia e della Speranza, non è una festa di entusiasmo superficiale, comoda e illusoria evasione dalla durezza della realtà, e dunque nota stonata in questo tempo difficile. La Pasqua avviene attraverso la croce, la morte, il buio del sepolcro: tutto questo viene squarciato, superato, ma non rimosso. Il Risorto si riconosce dalle ferite che porta. Egli non viene a raccontare favole, ma mostra che la morte non ha l’ultima parola e che Dio è un Padre che non abbandona.

Le donne della resurrezione, duemila anni fa, hanno vissuto questa esperienza. Hanno seguito il Maestro, hanno sofferto del tradimento del discepolo e delle torture che Gesù ha subito, hanno sentito l’umiliazione della sua umiliazione e il dolore del suo sentirsi abbandonato da Dio. Ma sotto la sua Croce lo hanno anche sentito perdonare chi lo uccideva e abbandonarsi fiducioso al Padre, da cui sembrava rifiutato. Quanto avranno rimeditato su ogni immagine e su ogni parola nell’attesa di quel silenzioso e desolato sabato? E forse tanti pensieri e domande avranno portato nel cuore andando al sepolcro in quel primo giorno della settimana, mosse dall’affetto per il Maestro e con la preoccupazione per la pietra enorme che non avrebbero saputo spostare. L’esperienza dell’incontro col Risorto avviene dentro tutto questo travaglio e non senza di esso. Per questo possono annunciarlo, perché la Pasqua del Signore è loro “accaduta”, ha toccato e coinvolto la loro vita.

Anche a noi oggi è chiesto questo, ma niente di meno di questo: essere donne che hanno incontrato il Risorto, che hanno sperimentato la Pasqua nella loro vita e che per questo non fuggono, non rimuovono la durezza della vita, ma la accolgono e la vivono con la Speranza che hanno ricevuto e che desiderano annunciare.

Al termine di questo quarantesimo chiedo al Signore che ci renda vere “donne della resurrezione”, che in questo tempo difficile, e sempre, sanno stare accanto e sostenere la speranza dei fratelli, annunciando - spesso con un amore discreto e silenzioso più che con le parole - che Dio è un Padre che ci custodisce nelle sue mani amorevoli e ci dona sempre nuova vita, qualunque cosa accada.
 
Susanna Poggioni, Sorella Maggiore delle Ausiliarie diocesane

Le “donne della risurrezione” sono persone riconoscibili per il fatto che […] parlano di Gesù risorto; hanno essenzialmente questo da dire. […] 
Ecco la verità più necessaria e insieme meno attesa, che incontra oggi lo stesso scetticismo che ha trovato nell'Atene del primo secolo […].
Spesso oggi la gente ci chiede altro; chiede alla Chiesa tante altre cose, probabilmente tutte legittime. […]
La verità più necessaria, il fondamento della nostra gioia, il senso della nostra vita, la ragione per cui siamo dominati da una speranza invincibile, sembra alle orecchie di molti soltanto un dato marginale, un argomento secondario, un orizzonte poco desiderabile. […]
E tuttavia voi, donne della risurrezione, avete questa missione da compiere. Tutta la Chiesa, in sé, non ha altro da dire che questo. […] Per favore, voi, donne della risurrezione, là dove siete mandate a servire e a testimoniare nella nostra comunità diocesana, siate capaci di convincere che questo vi sta a cuore, che questo è l’annuncio più importante che avete da donare.

Arcivescovo Delpini - Omelia 24 maggio 2019, basilica di S. Ambrogio.

 

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