GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI: testimonianze di vita donata
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In questi mesi il nostro cuore è stato attraversato da molti sentimenti e qualche volte a guardarlo bene ci siamo persino spaventati. Abbiamo provato paura - mi sembra mi manchi il respiro! - qualche volta ci siamo abbandonate allo sconforto - in questo tempo non può succedere nulla di buono!- ci siamo un po' isolate, pur di salvaguardarci - se starò per conto mio non rischierò!-. Per molti c'è stata anche la prova del dolore - sono come paralizzata di fronte a tanto dolore -.
Donne della resurrezione oggi
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Ci troviamo in un tempo difficile, ma proprio per questo provocante.
Allora abbiamo provato a lasciarci interrogare e a dirci, in questa Pasqua, che cosa significhi essere Donne della Resurrezione.
Dalle riflessioni emerse raccogliamo alcuni spunti.
Essere Donne della Resurrezione oggi è… |
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Una questione di esperienza perché la Pasqua del Signore è qualcosa che è “accaduto”, ha toccato e coinvolto la vita e ancora accade e coinvolge la vita di ciascuna, che può riconoscere che la Resurrezione di Gesù è potenza di Dio che vuole salvarci, custodirci, renderci figli capaci di stupirci ancora delle sue promesse d’amore e permette di fare di ogni situazione un’occasione di resurrezione Con una certezza, a volte fragile, “nemmeno le tenebre per Te sono oscure e la notte è chiara più del giorno” una certezza che diventa consolazione, fortezza ed unico motivo per essere fedele a Lui e alla Famiglia che è la Chiesa |
Una questione di “urgenza” l’incontro con Gesù Risorto spinge oltre le nostre paure, le nostre morti, le nostre apatie, le nostre difficoltà, l’insufficienza delle nostre parole davanti alla situazione attuale, a trovare le vie per annunciare ancora: Cristo è risorto! È veramente risorto! bruciate dall’ardore di seguire Cristo andiamo “permettendo” al Risorto di continuare a vivere in noi così che anche gli altri possano vederlo è un immenso dono, ma anche un impegno |
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Una questione di sguardo alto e amorevole sulla realtà, sulle nostre comunità e sulle persone che incontriamo lo sguardo di un noi: nella comunità composta da diversità e reciprocità, contribuiamo al discernimento dei segni della risurrezione per vedere che il Risorto è già lì dove la nostra gente vive, soffre e cerca... |
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Una questione di appartenenza perché siamo il popolo di Dio, in cammino nella storia la nostra vocazione è alimentata dal Corpo del Signore che ci manca ... perciò siamo alla ricerca del suo corpo che è la Chiesa. |
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Una questione di scelte La scelta di accogliere, portando gli altri dentro, in profondità, nell’attesa di incontrarli di nuovo… …cercando di mantenere i legami nella comunità parrocchiale per non lasciare nessuno solo. La scelta di lasciarsi interrogare, pensando al domani e alla salvezza che il mondo attende. È un tempo di grande riflessione: sullo stile di vita, sulle scelte personali e collettive, sulla Mondialità, sulla Chiesa... Come generare un mondo migliore? Meno tolleranza con il sopruso degli avidi, con chi insegue pieno potere, più determinazione a sminuire lo spazio dei violenti, per anteporre la causa di orfani, vedove, vittime. Cambieremo solo decidendolo! La scelta di prendersi cura con “la creatività dell’amore”: ci stiamo ingegnando per essere vicine alle persone, per trasmettere speranza, per testimoniare il Vangelo e per svolgere i nostri servizi in maniera diversa... perché le donne del Vangelo non stanno a fare niente. Pensano, decidono, si organizzano e preparano: non si può lasciare il Corpo di un amico sporco e lacero, bisogna prendersene cura, profumarlo. E per questo desiderio scoprono che quel Corpo, ferito, lacero, sporco e con i segni della tortura, è vivo e ha bisogno del loro profumo. La strada per arrivare in Galilea è lunga. Rimbocchiamoci le maniche. |
Una questione di passo… L’urgenza sollecita la corsa, poi ci sono le lentezze: amore, intuizione e lentezza cercano insieme, come Maddalena, Giovanni e Pietro. |
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Una questione di tempo Perché si è donne della Resurrezione ogni giorno:oggi viviamo la gioia della cura, dell’attenzione, della consolazione, della preghiera. “…per avviare una storia nuova dove era stata messa una pietra sopra Attente e vigilanti per trovarsi al momento giusto nel posto giusto Pronte come le donne del Vangelo che hanno iniziato la loro corsa alle prime luci dell’alba. |
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Una questione di stile Essere donne della Resurrezione è stare in mezzo al mondo senza appartenere al mondo. Siamo consacrate al Signore Gesù vivo e risorto nell’acqua e nel fuoco del Battesimo e – per suo amore folle! – siamo state chiamate a seguirlo più da vicino e ad essere sue. Vivere e attraversare questo tempo custodendo la speranza nel cuore per noi e per tutte le persone con le quali condividiamo e camminiamo sorelle di chiunque cerchi Dio con cuore sincero nella gioia della cura, dell’attenzione, della consolazione, della preghiera. “…per avviare una storia nuova dove era stata messa una pietra sopra”. Col realismo di chi sa bene che il Risorto è il Crocifisso. Il Signore prende su di sé dolori e fatiche e le “ricopre” del suo amore. stando accanto con discrezione soprattutto là dove il virus ha colpito. Ma anche …facendo circolare idee e prospettive per il futuro. Raccogliendo ciò che le persone condividono: preoccupazioni, sofferenza, ma anche speranza e desiderio di una vita vera; deponendo tutto nel giardino della Risurrezione perché non vada perduto e così da fare spazio in me per la Sua Risurrezione! tanti volti e le tante storie che portiamo nel cuore. |
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Vogliamo che la nostra vita donata sia strumento docile di condivisione e di fraternità tra noi e con tutti |
QUARANTESIMO: Una conclusione che spiazza… e riporta al centro
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Poi tutto è stato scombussolato, travolto dalla paura, dal dolore, dalla morte, dal disorientamento e dall’isolamento – unico aiuto possibile ora ai più per aiutare coloro che ci stanno permettendo di fronteggiare il virus –. E la Pasqua cade in giorni in cui non è ancora tutto risolto, pur se qualche timido segno di speranza si affaccia.
Questa circostanza dolorosa, mentre non toglie senso al nostro rendere grazie di quest’anno, ci porta a riflettere ancora una volta e con una radicalità assoluta sul cuore della nostra vocazione, che è proprio la Pasqua e il suo annuncio. “Donne della resurrezione”, infatti, ci ha definite il cardinal Montini nella lettera del 1961 che dà il via all’intuizione della nostra esperienza. Perché la Pasqua, il trionfo della vita, la fonte della gioia e della Speranza, non è una festa di entusiasmo superficiale, comoda e illusoria evasione dalla durezza della realtà, e dunque nota stonata in questo tempo difficile. La Pasqua avviene attraverso la croce, la morte, il buio del sepolcro: tutto questo viene squarciato, superato, ma non rimosso. Il Risorto si riconosce dalle ferite che porta. Egli non viene a raccontare favole, ma mostra che la morte non ha l’ultima parola e che Dio è un Padre che non abbandona.
Le donne della resurrezione, duemila anni fa, hanno vissuto questa esperienza. Hanno seguito il Maestro, hanno sofferto del tradimento del discepolo e delle torture che Gesù ha subito, hanno sentito l’umiliazione della sua umiliazione e il dolore del suo sentirsi abbandonato da Dio. Ma sotto la sua Croce lo hanno anche sentito perdonare chi lo uccideva e abbandonarsi fiducioso al Padre, da cui sembrava rifiutato. Quanto avranno rimeditato su ogni immagine e su ogni parola nell’attesa di quel silenzioso e desolato sabato? E forse tanti pensieri e domande avranno portato nel cuore andando al sepolcro in quel primo giorno della settimana, mosse dall’affetto per il Maestro e con la preoccupazione per la pietra enorme che non avrebbero saputo spostare. L’esperienza dell’incontro col Risorto avviene dentro tutto questo travaglio e non senza di esso. Per questo possono annunciarlo, perché la Pasqua del Signore è loro “accaduta”, ha toccato e coinvolto la loro vita.
Anche a noi oggi è chiesto questo, ma niente di meno di questo: essere donne che hanno incontrato il Risorto, che hanno sperimentato la Pasqua nella loro vita e che per questo non fuggono, non rimuovono la durezza della vita, ma la accolgono e la vivono con la Speranza che hanno ricevuto e che desiderano annunciare.
Al termine di questo quarantesimo chiedo al Signore che ci renda vere “donne della resurrezione”, che in questo tempo difficile, e sempre, sanno stare accanto e sostenere la speranza dei fratelli, annunciando - spesso con un amore discreto e silenzioso più che con le parole - che Dio è un Padre che ci custodisce nelle sue mani amorevoli e ci dona sempre nuova vita, qualunque cosa accada.
Le “donne della risurrezione” sono persone riconoscibili per il fatto che […] parlano di Gesù risorto; hanno essenzialmente questo da dire. […]
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Santità seminata in mezzo alla gente
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In questi giorni il silenzio penetra nelle nostre case e diventa perfino assordante. Silenzio che diventa anche urlo, urlo silenzioso della "quarantena", dello "stare in casa". Mi sembra di essere inutile. Tanti in prima linea e io ...
Le giornate si susseguono tutte uguali, cerco di mantenere gli orari di tutti i giorni, di trovare modi diversi per continuare a vivere quella realtà che sento mia e che prendo dallo Statuto n. 8 "evangelizzare è la grazia e la vocazione a cui mi dedico, è la nostra identità più profonda". E non mi sento "speciale".
Credo con tutta me stessa l'importanza del "lascia correre" la Parola. Oggi è ciò che ci è rimasto (no alla celebrazione, no agli incontri, no ..., no ...), rimane la potenza della Parola che ha in sé la forza della Creazione: Dio disse e tutto fu.
Credo che questa forza si può tradurre anche in questi giorni. La potenza della Parola creatrice è presente anche su queste strade vuote e silenziosi delle nostre città, paesi, villaggi.
Di conseguenza mi impegno, usando dei mezzi tecnologici a disposizione, a fare in modo di arrivare ai bambini, agli adulti, agli amici con questa Parola creatrice che genera conforto, bellezza, forza ... perfino gioia.
Ma i giorni passano, i restringimenti aumentano (e già io mi ritengo fortunata: casa grande, senza uscire posso usare della Chiesa ogni ora del giorno e della notte, posso pure tenerla curata. Anche degli ambienti grandi interni e sterni dell'oratorio. Tante famiglie invece sono chiuse in ambienti veramente piccoli, soprattutto per dei bambini).
Tutte presenti 24 ore su 24, non siamo abituate. Di solito non abbiamo, per fortuna, tutto questo tempo insieme da condividere. Ma adesso sì.
Un appuntamento atteso da quarant'anni: le Ausiliarie Diocesane in udienza da Papa Francesco
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Sabato 14 dicembre, Papa Francesco ha ricevuto in udienza le Ausiliarie diocesane, accompagnate dall’arcivescovo Mario Delpini. L’occasione del quarantesimo dall’approvazione del nostro statuto ha reso, così, possibile un incontro che era atteso da quarant’anni, da quando, a causa della morte di Paolo VI, era stata sospesa un’udienza da tempo programmata con il primo gruppo di Ausiliarie.
In questi quarant’anni l’Istituto è cresciuto e sono sorte in altre diocesi esperienze simili alla nostra, di donne che offrono la propria vita per il servizio pastorale della Chiesa diocesana. Così sabato con noi c’erano anche i gruppi delle «Diocesane» di Treviso, di Padova e di Vicenza.
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