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Tu sei l’atteso! –7. Generare bene

Le ‘amiche’ di Maria – in questo lungo viaggio per andare incontro al Salvatore che viene – raccontano una storia del tutto particolare: intrigante ed attraente insieme, misto di complicità e trasgressione, solo apparente narrazione ripetitiva che rivendica invece un’appartenenza forte.  La genealogia carnale di Gesù è spaventosa” diceva Romano Guardini. Che altro potremmo aggiungere di Tamar, Racab, Rut e dalla moglie di Uria? Sono straniere, prostitute, donne adulterine che hanno concepito – diremmo oggi – in situazioni ‘irregolari’: compagne di viaggio poco raccomandabili che appartengono alla storia del popolo di Dio e ci conducono alla carne di Gesù tramite Maria, la sposa di Giuseppe. «Nei lunghi anni silenziosi a Nazareth - scriveva Romano Guardini - Gesù probabilmente ha talvolta riflettuto su questi nomi. Quanto in profondità deve aver sentito che cosa vuol dire: “storia degli uomini”! Tutto quanto vi è in essa di grande, di vigoroso, di confuso, di meschino, di oscuro e di malvagio».Come pregare di fronte a questo lungo elenco di nomi? Ci basta dire che Gesù è il punto di arrivo di un disegno misterioso, compimento della Scrittura e della storia?  Se Gesù è dentro una storia che certo non si ripete come eterno ritorno, riconosco con fiducia e speranza che anche la mia storia è inserita in una serie di generazioni che mi hanno preceduto: anche se a fatica, posso dire con serenità di essere “incarnata” in vicende di peccato e redenzione, impasto di cielo e terra.

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Tu sei l’atteso! – 6. Grazie, Maria!

Anche Dio nella sua onnipotenza parte dal piccolo a salvare l’umanità!  Questa sua preferenza ha radici antiche (“Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti i popoli –, ma perché il Signore vi ama”. Dt 7,7-8a); e non viene meno nel tempo. Da Israele a Nazaret, la periferia della nazione santa, nella Galilea delle genti. Ma … “potrà mai venire qualcosa di buono da Nazaret” (Gv 1, 46)? Perché non scegliere Gerusalemme capitale politica e religiosa, dove si erge maestoso il Tempio di Dio, dimora di Dio fra gli uomini? Dio preferisce un’altra dimora: Maria, una ragazza “promessa sposa di Giuseppe, della casa di Davide” (Lc 1, 27). Dunque di lei sappiamo solo il nome. Perché proprio lei? Dal testo intuiamo che c’è una certa familiarità tra Dio e Maria. L’angelo Gabriele entra in casa sua, in Maria come se fosse uno di casa, ha accesso liberoNessuna porta blindata, nessun ostacolo impedisce la comunicazione e la relazione tra i due. Ma Dio onnipotente chiede il permesso a Maria di far parte della famiglia degli uomini: - “Posso condividere il mio desiderio di farmi carne? Mi fai spazio?”.  Quanta delicatezza da parte di Dio è descritta in pochi versetti!   … E quanta disponibilità e accoglienza Dio ha trovato in Maria, l’umile sua serva (cfr. Lc 1, 48)!

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Tu sei l’atteso! – 5. Grido per la salvezza

 Ci sono vite che parlano! Anche senza troppi discorsi.
 Irradiano fascino, comunicano senso, suscitano Speranza. Non brillano di luce   propria,   ma riflettono una luce altra. Sono dunque una minaccia per le   tenebre. Per questo le   esistenze profetiche inquietano le coscienze sopite e   insieme attirano su di sé   minacciosi   sospetti.
 Così Giovanni, “testimone” (martire a dire il vero nell’originale greco!  ) della luce di   Gesù,   invita  alla conversione e innesca, suo malgrado, l’inchiesta che lo vede   protagonista.  Pressato   dalle autorità giudaiche e dai loro inviati, il Battista descrive sé   stesso mediante la ricerca della   verità e la percezione di una sproporzione. Questo gli   consente di trovare la propria identità.

Egli sa di essere parola animata dal Verbo. Si conosce come voce che amplifica il   grido per “Colui che deve venire”. Silenzia così gli inquirenti, traendo una nuova occasione di comunicare. Chi annuncia? Unito ai richiami dei testimoni della storia, il grido si dilata: prepariamo la via a Colui che immerge nello Spirito… Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

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Tu sei l’atteso! – 4. Come figura d’asino

foto4Non ti pare troppo basso questo gradino di ingresso?
Come 2000 anni fa, si fa strada l’obiezione sul tuo modo di fare.
In questo cammino di attesa, Signore, entri nelle città di ieri e di oggi, slegando quella parte di noi che a volte, fa figure d’asino, perché mal si concilia con le aspettative e i sogni di gloria che nutriamo.
Perché mai, schiudi e stani dal buio l’umiltà? Non sarebbe più opportuno liberare altro? Perché inizi dal granello di terra scritto in noi?Cerco di non andare troppo avanti con i pensieri e mi fermo a guardare la scena. Su quel puledro e lungo la strada, le persone gettano mantelli, simbolo della loro vita e del desiderio di alleanza piena; lo fanno senza calcoli e senza riserve, tipico dello slancio di gioia. Chi precede e segue il corteo canta. Intuisco che la festa e la fiducia per il tuo arrivo trovano origine in uno spazio liberato.

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Tu sei l’atteso! – 3. Nel nome del Padre

foto3Gesù è Figlio del Padre e questo sembra scontato per noi che siamo educati fin da piccoli a partire nella preghiera dal segno di croce: “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.

Nel cammino di Avvento, ripercorriamo le tappe fondamentali della fede e accogliamo il Vangelo con curiosità, quella curiosità che indica apertura ad imparare.

Nel Vangelo di Giovanni al cap. 5, si sottolinea la non accoglienza, la contestazione dei Giudei, a cui Gesù risponde con tre elementi: la testimonianza di Giovanni Battista, le sue opere (ad esempio il miracolo a favore di un infermo compiuto poco prima!),l’essere mandato dal Padre.

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