Integrare i saperi della testa, del cuore e delle mani (Christus Vivit, 222)
Vivo “l’università” da quasi trent’anni (mai l’avrei immaginato trent’anni fa): prima studente di Matematica presso l’Università degli Studi di Milano, poi – divenuta Ausiliaria – incaricata di pastorale universitaria per dieci anni presso l’Università Bocconi, poi di nuovo studente di Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma e ora docente di Teologia presso l’università Cattolica del Sacro Cuore e la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. In questo passare da un’università all’altra, ho avuto la possibilità di vivere l’Università in diversi ruoli e attraverso differenti punti di vista, passando da quello dello studente, che pensa di ricevere delle nozioni e si trova destinatario del dono di una conoscenza che supera le singole nozioni, abbraccia la vita e amplia l’orizzonte dei propri progetti, a quello del docente che spera – nonostante l’immenso numero degli studenti che si trova in aula – di riuscire a ad entrare in relazione con ciascuno per poter trasmettere non solo nozioni, ma lo “spirito” di quanto sta insegnando, di “ispirare”, in modo che lo studente impari davvero, non solo ripeta. Spesso l’università viene vista dalla gente comune (o, ahimè, presentata da politici e media) come luogo accademico chiuso, ripiegato su se stesso e separato dalla realtà, in cui ci si occupa di un sapere teorico, lontano dalla vita della gente, detenuto da privilegiati che costituiscono una sorta di casta. Credo che questa idea sia molto lontana dal vero.Con Santa Teresa: una mistica... apostolica
Per sottolineare in modo particolare il Quarantesimo dell’Istituto, per gli esercizi spirituali di quest’anno abbiamo scelto la forma del pellegrinaggio, nel desiderio di accostare una figura femminile, che fosse a un tempo maestra per la vita spirituale personale e rilevante per la vita della Chiesa. Siamo così andate a Avila, immergendoci, grazie anche allo splendido scenario delle Mura della città patrimonio dell’umanità, nel contesto della Spagna del 1600 e ci siamo messe in ascolto della vita e dell’insegnamento di Santa Teresa di Gesù.
Quarant'anni fa
Il 6 agosto 1979 veniva approvato lo Statuto delle Ausiliarie diocesane e riconosciuta giuridicamente l’esperienza che da qualche anno alcune giovani donne stavano vivendo a servizio della Chiesa locale.
Nel fare memoria dei quarant’anni, che hanno visto la crescita del nostro Istituto, desideriamo esprimere in questo giorno in modo speciale la nostra gratitudine al Signore per questo dono che ha fatto alla sua Chiesa, per la premura con cui l'ha custodito e fatto crescere e per la gioia che ci dona nel nostro servizio apostolico.
L'Arcivescovo alle Ausiliarie: «Questo è il tempo della vostra missione»
Durante una partecipata e solenne celebrazione eucaristica, abbiamo reso grazie. Nella basilica di S. Ambrogio molti sono venuti condividere con noi questo momento. «Come si vive il quarantesimo anniversario?», ha chiesto l’Arcivescovo Mario Delpini durante l’omelia (video), e alle molte risposte che si potrebbero dare, ha proposto di preferire quella che emerge dalla lettura congiunta delle letture che abbiamo ascoltato durante la celebrazione, del tempo che stiamo vivendo e del contesto ecclesiale e sociale in cui ci troviamo: il quarantesimo anniversario coincide con il tempo di missione, un tempo per tornare ad ascoltare quello che il Signore dice, per mettersi in cammino. «A me pare – ha detto l’Arcivescovo – che il Signore dica alle Ausiliarie “questo è il tempo della vostra missione” è il tempo per sentire che il Signore vi manda e il nome della vostra missione sta in un’espressione che vi caratterizza fin dall’inizio, in una parola di Giovanni Battista Montini che vi definisce, dall’inizio, come le donne della risurrezione, donne che vivono di questa esperienza di incontro con il Risorto e ne fanno la ragione della loro vita».
E dopo averci invitato a essere «donne della Parola, donne docili alla parola di Dio, continuamente desiderose di lasciarsi costruire da Dio», in una vibrante perorazione, ha espresso un desiderio per la Chiesa, che diventa imperativo per noi: «Donne della risurrezione, siate donne! Nella Chiesa di oggi è necessario che le donne siano una presenza capace di profezia e di umiltà, capaci di coraggio e di attenzione […]. Siate donne capaci di parlare agli uomini e alle donne e a tutta la Chiesa, capaci di essere persone persuasive per la gioia che testimoniate». E continuiamo il cammino.
Dopo 25 anni... PAOLA
Tuttavia è un'altra la frase che mi ha "guidato" in questi anni: "Abbiamo un tesoro in vasi di creta".
San Paolo si rivolge così alla Comunità di Corinto guardando alla sua vita. E' vero, è proprio così! Guardare ai 25 anni di consacrazione è stato per me guardare a quel materiale fragile che sono io con le mie debolezze, le mie fragilità e i miei difetti, e guardare a quel tesoro che 27 anni fa ho deciso di comperare "mettendo" la mia vita a servizio di quella passione che mi "animava" sin dalla mia adolescenza: l'edificazione della Chiesa locale.
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