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Esercizi di ascolto e sinodalità

Le Ausiliarie Diocesane hanno incontrato la Diocesi di Modena ed il suo Pastore

“Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell'ascolto, nella consapevolezza che ascoltare «è più che sentire». È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare.”

Le parole di papa Francesco -  50 anni dopo l’istituzione del Sinodo dei Vescovi – hanno guidato la due giorni di formazione delle Ausiliarie Diocesane che lo scorso 12-14 aprile si sono messe in ascolto dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola.

L’incontro con questa Chiesa si è inserito nel cammino formativo dell’anno pastorale sul tema della sinodalità, su cui chiesa locale e universale si stanno interrogando con grande consapevolezza e attualità.                                 Raccogliendo le indicazioni della propria Assemblea 2017, anche le Ausiliarie hanno avviato una riflessione sulle modalità per essere donne “di Chiesa”, capaci di assumere questa dimensione di servizio, nei luoghi in cui operano.             

IL VESCOVO

Lo studio ed il linguaggio acquisito durante la formazione teologica-pastorale-spirituale dell’intero anno, ha permesso di leggere l’esperienza della Chiesa di Modena che negli ultimi due anni ha avviato un percorso sinodale, sotto la guida del vescovo Erio Castellucci.

L’incontro col Pastore di questa antica Diocesi ha mostrato come - nelle scelte ecclesiali - sia possibile avviare processi, prima di giungere a decisioni; quanto sia significativo ascoltare il territorio e gli organismi di partecipazione; come diventa importante riflettere insieme sull’esperienza, anche quando comporta difficoltà e fatiche.

Tre le piste che don Erio ha consegnato alle 67 Ausiliarie presenti, circa le scelte operate nella sua Diocesi.



Strutture ed evangelizzazione

In primo luogo è importante riconoscere il rapporto tra le strutture e l’attività pastorale di evangelizzazione. In futuro, occorerà rivedere il rapporto tra presenze di riferimento possibili e popolo di Dio attraverso scelte delicate e sofferte che potrebbero toccare anche la storia delle singole comunità. Alcuni numeri sono quanto mai significativi: la Diocesi di Modena ha 243 parrocchie e ben 458 chiese! In alcune parrocchie vi sono 11/12 chiese. Troppe volte le strutture - ha detto il Vescovo – sono ‘ritagliate’ sul clero, e non sul popolo di Dio! I sacerdoti presenti sono 212 per più di 400 mila abitanti. Inevitabile pensare a qualche forma di accorpamento pastorale… La ‘Sindrome Nimby’ (= non nel mio cortile/orticello) coinvolge però tante nostre parrocchie, ha rilevato il Vescovo, sopratutto là dove sagre e tradizioni sono molto radicate.

Missione e comunione

“Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”. Il già citato documento del Papa, ha fornito a don Erio il secondo spunto di riflessione. Il significato primario di sinodalità come capacità di ‘percorrere lo stesso sentiero’ si deve interecciare col significato secondario di ‘guardare e conoscere insieme’. In altri termini, per usare uno slogan mutuato dalla Chiesa degli anni ‘80, la missione è sempre collegata con la comunione. Il n. 49 di Evangelii Gaudium (“Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”) aiuta a camminare insieme verso la direzione del mondo, come già aveva detto Giovanni Paolo II nella Novo Millenio Ineunte, “Duc in altum”. In questo modo sarà la missione a ‘dettare l’agenda della comunione’ e la chiesa potrà davvero essere ’ospedale da campo’ che si fa provocare dai problemi reali della gente. Qui è il segreto della forza dell’annuncio sgravato dalla ‘lamentazione cronica’, malattia di cui soffrono molti nostri operatori pastorali, ha sottolineato il Vescovo riprendendo la lettera pastorale scritta quest’anno per la sua Diocesi.

Diocesanità

Le ultime parole consegnate alla Ausiliarie hanno riguardato la Chiesa locale, definita come madre che genera, alimenta, nutre e fa crescere. La Diocesi è la principale manifestazione della Chiesa in un determinato territorio, luogo di nascita della santità popolare, tramite Parola, Sacramenti e Carità.

 

Articolato e ricco il dibattito seguito a queste provocazioni. Don Erio ha ribadito l’importanza di rendere più snelle le proposte pastorali, evitando una certa tendenza al clericalismo, anche da parte dei laici che spesso rivolgono ai loro preti richieste inadeguate.

In merito all’inserimento delle donne negli organismi decisionali ha sottolineato come - pur essendo un cammino lungo - nella sua diocesi, alcune sono presenti in organismi ecclesiali decisionali. Nel Consiglio diaconale (i diaconi permanenti in Diocesi sono 84) lui stesso ha voluto la presenza di alcune mogli ...

I temi su cui la chiesa di Modena si confronterà nei prossimi anni saranno molteplici: povertà e migranti; la dimensione dello sport nelle parrocchie come attenzione educativa; famiglie con sofferenze gravi (malattie, lutti, separazioni). A proposito di questo terzo aspetto si sta lavorando per avviare il ‘ministero della consolazione’: circa 220 laici si sono resi disponibili per questo cammino che potrebbe assumere la forma di un vero e proprio ministero istituito ecclesiale. “Il circolo virtuoso tra contemplazione ed azione è parte della missione della Chiesa”, senza necessariamente sfociare in una dimensione di supplenza, perché “la storia della carità è la storia della Chiesa!”

 

Il vescovo stesso ha voluto sintetizzare il suo intervento sui tre assi temporali. Ogni chiesa locale vive del passato della sua gloriosa storia di santità; nell’accogliere il presente evita di fermarsi su nostalgie e miraggi per cogliere gli atti dell’amore; il futuro permette di intravedere il tempo della profezia, evangelizzando senza creare popolarità inutili.

IL DIACONATO PERMANENTE

La realtà del Diaconato permanente è particolarmente presente nella Diocesi di Modena, fin dal ripristino della figura, all’indomani del Concilio. Le prime ordinazioni risalgono all’inizio degli anni ‘80: i membri fanno capo all’’Ufficio per il Diaconato permanente, i ministeri istituiti e straordianari’. “Un diacono ogni due preti” ha commentato Carlo (il diacono permanente che abbiamo incontrato) che dall’inizio del suo ministero – 22 anni fa - si occupa di annuncio della Parola e Bibbia e della formazione al ministero di lettorato, accolitato e diaconato.

L’ascolto della realtà del diaconato ha permesso alle Ausiliarie di conoscere una realtà articolata e molto ricca, definito da Carlo come ‘ministero della soglia’: lettura del Vangelo nelle case, cappellania degli ospedali, benedizione ai cimiteri, accompagnamento di coppie di difficoltà sono solo alcuni degli ambiti di servizio che i diaconi sono chiamati a svolgere nella linea della corresponsabilità. Più volte è stato ribadito come, in questo cammino, le spose dei diaconi hanno un compito importante: significativo come, nel corso della testimonianza, abbia risuonato la definizione di ‘famiglie diaconali’, anche nell’accompagnamento di coloro che chiedono di inizare il percorso.

IL SEMINARIO DIOCESANO

Dopo la celebrazione dell’Eucarestia coi seminaristi (13 di Modena e 7 della Diocesi di Carpi), le Ausiliarie si sono confrontate con don Federico Pigoni, da quattro anni Rettore del Seminario e Vicario per la pastorale. Il ‘caminetto’ ha spaziato su diverse tematiche, non facili da raccogliere in poche battute.

Le difficoltà nell’accogliere le unità pastorali non nascono solo da motivi egoistici o di potere: a volte sono dinamiche interne alle stesse comunità cristiane, altre volte da attitudini personali che faticano a ‘lavorare insieme’. La diversità potrebbe diventare sinfonia, se non si ha la pretesa di partire dalla ‘normatività’: ‘fare lavorare la squadra’ è il compito del Vescovo!

Altro tema di confronto interessante è stata la pastorale giovanile, su cui la Diocesi ha investito molto in anni passati. Il modello ambrosiano degli oratori (“voi a Milano ne avete la boutique” ha detto don Federico con ammirazione) è stato assunto in alcuni contesti di Modena, ma  la storia differente del territorio ha poi fatto operare scelte diffrenti.

Un accenno alla lettera pastorale, dal titolo “Parrocchia:chiesa pellegrina tra le case”, ha permesso di elencare le sette malattie di cui può soffrire una comunità cristiana e di cui il Vescovo ha invitato a riflettere: maldicenza acuta, lamentosi cronica, empiparesi parrocchiale, perfettismo paranoico, calcolosi comunitaria, attivismo ansiogeno, miopia pastorale.

MODENA, TRA STORIA E ARTE

Incontrare una Diocesì è anche conoscere ed ammirare le espressioni artistiche. Per questo i momenti formativi della due giorni si sono alternati alla visita del Palazzo ducale e dell’Accademia, del Museo e del Duomo, ove è conservata il sarcofago col corpo del patrono San Geminiano, della splendida abbazia di Nonantola, il cui titolo onorifico di Abate è portato dallo stesso Vescovo. Anche San Carlo Borromeo ne fu Abate, mentre era vescovo a Milano, fondando anche qui il Seminario.

Percorsi artistici e spirituali che testimoniano come la fede lascia traccia profonda nella storia e nella cultura. Il Duomo di Modena, ad esempio, è tra i maggiori monumenti della cultura romanica in Europa, riconosciuto nel 1997 dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità, assieme alla sua torre Ghirlandina e all’adiacente Piazza Grande.) L’archivio storico di Nantola è tra i più importanti di Europa con le sue 4500 pergamene e i diplomi di Carlo Magno, Federico Barbarossa e le chartae di Matilde di Canossa.

Conoscere una Diocesi è anche farsi stupire dalla bellezza che ha saputo custodire nei secoli!

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