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Laboratorio USMI nazionale: Dalla collaborazione pastorale all'affidamemnto di una parrocchia ad una comunità religiosa femminile

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Lunedì 15 febbraio Maria Teresa Villa e Angela Puricelli hanno partecipato a Roma, nome delle Ausiliarie, al laboratorio dell'USMI nazionale dal titolo "L'affidamento di una parrocchia ad una comunità religiosa femminile", consapevoli che si tratta di un passaggio delicato e 'tutto in salita' che, partendo dalla collaborazione pastorale, ipotizza la possibilità di una guida di una parrocchia da parte di una comunità di religiose. Abbiamo chiesto loro qualche riflessione a margine.

La sede romana dell'Unione Superiore Maggiori d'Italia di via Zanardelli è austera e un po' retrò, eppure il laboratorio di lunedì 15 febbraio ha osato guardare avanti, oltre l'esistente, aprendo un confronto interessante con una trentina di consacrate impegnate nella cura pastorale.

Si è trattato di un ascolto concreto, sul campo. Due le testimonianze raccontate, diverse nel tempo e nello spazio: quella nella Diocesi di Nocera-Sarno è stato un servizio di 25 anni, voluto fortemente dal Vescovo e chiuso poi dal successore in quanto 'esperienza superata'; in Diocesi di Parma il calo di vocazioni sacerdotali ha portato ad una scelta analoga in tempi più recenti con una sperimentazione ancora in fieri di ristrutturazione del territorio. 

Tante le domande ancora aperte circa “l'affidamento di una parrocchia ad una comunità religiosa femminile”. Le piste di riflessioni dovranno confrontarsi con una chiara ecclesiologia, con l'interpretazione del Diritto canonico ed elaborare sapienti modalità celebrative.
Alcune parole comuni sono poi risuonate in molte delle religiose presenti, provenienti sia da esperienze italiane che internazionali: diventare Chiesa più comunionale; desiderio di essere segno e non solo servizio; volontà di costruire luoghi e spazi di relazione, più che di funzionalità organizzative; affidamento in solido di una parrocchia…
Sicuramente la strada non è né quella della rivendicazione, né quella di gestione di spazi di potere: il desiderio di mettersi a servizio del popolo di Dio nasce dalla volontà di promuovere il laicato in uno stile di accoglienza: ciò che sta a cuore è solo l'annuncio del Vangelo. Due le strade da percorrere: la chiarezza di un mandato e di un riconoscimento che possa andare oltre il cambio di un singolo vescovo; la ricerca dell'identità della donna anche in un contesto ministeriale.
Un ultimo interrogativo è lecito: un cuore materno, capace di creare relazioni ed empatia e di favorire il lavoro in équipe, non può anche essere capace di dare direttive e suscitare responsabilità? Rispondere subito non è certo una conclusione, ma il desiderio di continuare ad investigare queste piste.
Così si sono ripromesse le presenti!
 
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