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VIVERE PER DONO - La missione di ciascuno

WhatsApp Image 2022 10 03 at 22.36.08È da poco iniziato il mese missionario: ogni anno siamo invitati a tornare sulla dimensione della missione, come ogni anno siamo invitati, dalla sapienza della chiesa, a tornare sulle dimensioni costitutive del nostro essere cristiani e sui misteri della fede nei quali siamo radicati per approfondirli e viverli appieno.

In questo mese siamo accompagnati dalla figura di Charles de Foucauld, canonizzato il 15 maggio di quest’anno. Una figura affascinante di giovane ateo, gaudente e inquieto, poi militare, esploratore, che arriva alla fede dopo una lunga ricerca fatta di una preghiera essenziale “Mio Dio, se esisti, fa’ che io ti conosca!” e dell’umile richiesta di essere aiutato ed accompagnato dall’abate Huvelin. L’incontro con Dio gli fa decidere subito di appartenergli totalmente e lo porterà a cercare l’imitazione della piccolezza di Gesù prima a Beni Abbes, in Algeria, dove vivrà una vita di preghiera e di accoglienza di qualunque fratello busserà alla sua porta, e poi tra i Tuareg nomadi nel Sahara, dove sarà ucciso il primo dicembre 1916.

Camminare con Charles de Foucauld ci aiuta allora a ricordare che, come dice Papa Francesco, ciascuno è una missione. Un cristiano non può che essere missionario, come la lampada non può che diffondere luce: è la sua natura, non il frutto di qualche sforzo particolare. Se la mia vita ha senso nella relazione con il Signore Gesù, nel desiderio di seguirlo e imitarlo con tutti i fratelli che mi ha posto accanto nella Chiesa, lo si vede, non servono manifesti. Ciascuno è missionario in quanto è cristiano. Vivere ogni anno il mese missionario è quindi anzitutto occasione pe r interrogarsi sull’autenticità della propria sequela del Signore e rinnovarne lo slancio.

Questa figura ci appare strettamente connessa anche con le molte sollecitazioni che hanno aperto il mese attraverso il secondo Festival della missione (www.festivaldellamissione.it ) dal titolo: “Vivere per dono”.

Qual è il modo migliore per vivere? Che cosa può dare gioia e compimento ai nostri giorni? La risposta che i numerosi e interessanti interventi di queste giornate ci consegnano sinteticamente è: scegliere di vivere la vita come dono, dono di sé sempre più totale, fino a dare la vita stessa.

La totalità del dono si esprime in modi diversi nella vita di ciascuno perché diversa è ogni persona, le condizioni in cui si trova a vivere e le provocazioni che la realtà pone ad ognuno. Di qui la varietà delle esperienze narrate e dei luoghi attraversati in ogni angolo del pianeta; di qui anche la ricchezza degli ambiti toccati, quelli da cui oggi tutti siamo chiamati a lasciarci interpellare. Vivere per dono significa allora impegnarsi nell’attivismo a difesa dei più deboli, diventare costruttori di pace, impegnarsi perché la terra sia custodita, se vogliamo che ci custodisca, elaborare un nuovo sistema economico più equo ed ecologico – rispettoso di ogni persona e dell’ambiente -, ma anche donarsi totalmente nella vita monastica, impegnarsi nella lettura della realtà e della vita attraverso l’arte…
Ciò che però ho colto come rilancio forte del festival è la necessità di educarsi e di mantenere uno sguardo ampio, che non si ferma al piccolo cerchio di interessi e bisogni limitati, ma che sa che ogni scelta ha ripercussioni sulla vita di tutti, anche se mi pare di essere chiamato a vivere una vita assolutamente ordinaria e lontana da responsabilità sul mondo. Ogni scelta richiede dunque ampiezza di vedute e capacità di discernimento da coltivare insieme agli altri. Il dialogo, l’ascolto delle esperienze più svariate, l’approfondimento e la ripresa sapiente nello studio o anche solo nella riflessione e nella preghiera personale e condivisa sono indispensabili per vivere questa apertura. Anche questo è un atteggiamento che ritroviamo in Charles de Foucauld.
Allora mentre torniamo a scoprire la dimensione di dono che siamo chiamati a vivere là dove abbiamo scelto di stare e/o dove la vita ci ha posto, aprendoci ai fratelli e donando noi stessi fino in fondo come il Signore Gesù, l’occasione preziosa del mese missionario ci provochi ad ampliare il nostro sguardo, a stare nei punti di confine per vedere oltre, ad aprire il cuore perché possiamo dare anche noi il nostro contributo a diventare sempre più tutti fratelli e sorelle.

Susanna Poggioni 

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