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Avvento 4: Camminare nella perseveranza: Rut

Incontriamo Rut tra le quattro donne, oltre a Maria, che appaiono nella genealogia di Gesù narrata nel Vangelo di Matteo (Mt 1,1-5). Rut, la moabita, è donna fuori dagli schemi, è l’altra per eccellenza, perché donna, perché di una cultura diversa, perché non-ebrea in mezzo al popolo di Dio; è immagine dell’alterità, dell’accoglienza, della perseveranza.

È donna che supera i confini, che esce, che rimane fedele nonostante tutto. Rappresenta un’alterità che avrebbe potuto farla escludere dagli altri e invece la storia si svolge in un contesto feriale, di fede non convenzionale ma non ostentata, in un clima di amicizia, di speranza, di coraggio.

La vicenda si svolge nella campagna di Moab dove Noemi ha seguito il marito insieme ai due figli in seguito sposati con due donne moabite: Orpa e Rut. A causa della carestia muoiono il marito e i figli. Noemi decide dunque di tornare nel suo villaggio d’origine, a Betlemme. Prima di partire invita le due nuore a rimanere in Moab e risposarsi dato che sono ancora molto giovani e, a suo dire, non hanno alcun motivo per intraprendere il viaggio con lei. Orpa ritorna sui suoi passi, obbedisce alla suocera, compie una scelta che potremmo definire ragionevole, mentre Rut, decide di seguirla, senza recriminare o pretendere nulla, ma dicendo: “Dove andrai tu andrò anche io, dove ti fermerai tu, mi fermerò, il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio.”

Che senso ha una scelta così? Rut è consapevole che questo comporta la perdita dei diritti della  terra, di appoggi sociali e umani, sa che rischia privazione e miseria. Ma allora perché? Rut è una donna libera che può decidere a chi legarsi, a chi appartenere, come vivere la propria fede. E dunque sceglie la fedeltà alla suocera in una dimensione di assoluta gratuità motivata soltanto dalla percezione del dolore che attraversa Noemi e dal suo desiderio di farsene carico. Non asseconda le lamentele e l’amarezza della suocera, è semplicemente solidale al suo dolore.

A Betlemme però incontrano miseria e fame, così Rut decide di procurare il pane per entrambe e, come i poveri di Israele, chiede il permesso di spigolare nei campi, raccogliendo ciò che cade dai manipoli dei mietitori, vivendo del dono di Dio nella vita feriale ed ordinaria. Rut viene notata da Booz, un ricco proprietario, che si invaghisce di lei e la benedice per la cura affettuosa e la costante premura nei confronti della suocera. Dopo varie vicissitudini che i diversi personaggi attraversano, e che vedono Rut rifiutare l’inganno e stabilire sempre relazioni di verità, Rut sposa Booz da cui avrà un figlio, Obed, antenato di Davide. Il lieto fine della storia è la nascita di un bambino che si inserisce nella geneaologia davidica.

C’è un altro lieto fine, la Buona Notizia di questa storia: Rut con la sua perseveranza e il suo affetto disinteressato, aiuta Noemi a modificare l’immagine di Dio diffusa allora e forse presente anche in noi: un Dio onnipotente che si era accanito con Noemi rendendola sola, abbandonata e infelice. Rut, a differenza di Orpa, ha scelto qualcosa di più impegnativo e nobile e attraverso di lei si manifesta il volto di un Dio buono, che è “con noi”, che si schiera dalla parte degli emarginati e dei semplici, un Dio fedele alla sua promessa, che ascolta il grido degli ultimi, che discretamente agisce attraverso l’umanità delle persone.

Noemi prese il bambino, se lo pose in grembo e gli fece da nutrice, con questa immagine familiare e di tenerezza si conclude il libro di Rut. È il trionfo della vita, della verità. È il desiderio più profondo di Dio, che non dimentica Noemi, Rut e Booz, che vuole donare a tutti un’identità nuova, realizzando pienamente la vocazione di ciascuno all’umanità.

 

Prima di andare, prega con il Salmo 135

Rendete grazie al Signore perché è buono,

perché il Signore è per sempre.

Rendete grazie al Dio degli dei,

Rendete grazie al Signore dei signori,

perché il suo amore è per sempre.

Lui solo ha compiuto meraviglie,

perché il suo amore è per sempre.

Ha creato i cieli con sapienza,

perché il suo amore è per sempre.

Ha disteso la terra sulle acque,

perché il suo amore è per sempre

Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi,

perché il suo amore è per sempre.

Ci ha liberato dai nostri avversari,

perché il suo amore è per sempre.

Rendete grazie al Dio del cielo,

perché il suo amore è per sempre.

                                                                                                                             Giusi Valentini  - ausiliaria diocesana

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