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4. Nel cuore della periferia delle relazioni

fotoSpezzatadi Paola Vitali, ausiliaria diocesana dal 2007, consulente presso il Centro per la famiglia di Cinisello Balsamo, membro del gruppo diocesano Acor che si occupa di cammini spirituali per fedeli separati, divorziati e risposati, uditrice delle cause di nullità matrimoniali presso il Tribunale Ecclesiastico Regionale Lombardo.

Ci sono momenti e incontri che spingono in avanti la nostra vita e il nostro guadare, tanto che vorremmo bruciare le tappe e le distanze perché quanto verrà sia già presente, davanti a noi…il solo pensare che ci siano, ci riempie di significato, ci sprona a non restare fermi e ci fa sentire vivi.

Il Natale è uno di questi giorni…è il momento del dono, dei segni di affetto, del ricordo, dello stare insieme, dell’essere felici “a tutti i costi”. Ovunque ci si giri, dai media alle strade, dai negozi ai luoghi di lavoro, tutto richiama alla festa, al focolare, alle relazioni importanti… alla famiglia. Sarà anche per questo che chi vive la separazione vorrebbe scappare, andare oltre questo giorno in cui si prevede tanta solitudine,

perché il solo organizzare CON CHI vivere la festa è fonte di discussioni o di scelte infelici: come dividere l’affetto per il proprio papà e la propria mamma? Come non pensare al figlio che non è con noi, perché con l’altro genitore, che chiamiamo “ex”? E se nella separazione si vive anche la malattia di genitori che non hanno cognizione di quanto accade attorno a loro, è molto probabile che il Natale sia cassa di risonanza di ciò che non è più… Si vive ai margini della festa: il centro di quanto si svela, scartando il pacco natalizio è la periferia delle relazioni.
Il fallimento di un matrimonio è rottura di un’unità interiore, oltre che di coppia, è lacerazione di legami sociali, spesso anche di legami ecclesiali. La promessa di bene che si sentiva per sé viene messa a dura prova dalla sofferenza che si attraversa, le invocazioni di preghiera cadono nel silenzio del cuore e nell’animo si affacciano con forza l’amarezza, l’angoscia, il disorientamento e l’esaurimento psico-fisico. Ci si sente come il fratello minore della parabola, in mezzo a tanti fratelli maggiori o come l’emorroissa del Vangelo, che cammina, impaurita tra la folla anonima e soffocante. Senza contare che alla decisione di lasciarsi si può essere arrivati dopo anni di incomprensioni o di tradimenti, di verità sottaciute e di segreti scoperti che ti fanno cadere nella certezza dell’abbandono. A lui e a lei ci si era legati non solo per tutta la vita, ma tutta la vita era vista, pensata, immaginata, desiderata con lui e con lei…
Il Natale evoca allora le attese di una famiglia e di una unione che non si sono realizzate pienamente e ci si trova nella situazione di non riuscire a trovare una ragione per credere alla misericordia del Signore verso di sé e i propri figli. Eppure…ogni anno Natale arriva…ogni anno si prega Gesù perché venga a sollecitare a fare il bene dentro la separazione… Riuscire a fare il bene, nonostante il male…l’attesa si compie nel non essere del tutto chiusi dai sensi di colpa, dall’inadeguatezza e dai giudizi. Si scopre che la salvezza dell’uomo nasce in mezzo alle contraddizioni e che il cuore può essere cambiato e svelato nella sua originaria capacità di essere voluto bene da Colui che è il Fedele… Nessuna separazione ha il potere di strappare la nascita di Gesù dal cuore di ognuno e si confida che nasca nuovamente nel cuore della periferia delle relazioni, perché da qui si ritorni a volere bene il bene.

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