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QUARESIMA: La situazione è occasione/2 - sporcarsi le mani

CATINOIl tempo di Quaresima è davvero un tempo speciale. Speciale perché la Parola di Dio, proposta dalla liturgia, è così abbondante da dissetare la sete della fede in un itinerario di quaranta giorni che conduce al cuore del mistero della Salvezza. È quindi un tempo di cambiamento interiore in cui ogni cristiano è chiamato a tornare a Dio con tutto il cuore per non accontentarsi di una vita mediocre, ma “con gli stessi sentimenti” e i pensieri di Cristo, così da assumere lo stile del servizio come realtà dell’amore che ha caratterizzato Gesù stesso. Il servizio, l’umiltà, la carità sono i segni più chiari e più belli di Gesù che si manifestano nella sua pienezza attraverso la sua vita di ogni giorno fino al compimento sulla Croce.
“Si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse intorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto”. (Gv 13, 4-5).
Il brano della lavanda dei piedi da sempre mi affascina ma, nello stesso tempo, mi sconvolge e mi provoca. Eh già, un asciugatoio e un catino usati da Gesù, diventano gli strumenti necessari per un insegnamento di carità e umiltà nei confronti degli uomini, in particolare dei più bisognosi. Sì, gli apostoli sono bisognosi dell’amore e dell’insegnamento di Gesù. E come lo è stato per gli apostoli lo è anche per noi: ciascuno di noi è bisognoso dell’amore, della luce, che si esprimono nella verità dell’essere a servizio gli uni degli altri.
Nel mio servizio di Ausiliaria nell’ambito della Caritas Cittadina molto spesso mi lascio prendere dalle urgenze per realizzare programmi ma l’asciugatoio e il catino mi ricordano che il servizio non può misurarsi con cifre e bilanci ma, bensì, con la capacità di sensibilizzare uomini e donne al senso del servizio e della carità secondo il bisogno e il tempo, non solo per uno slancio emotivo e immediato, ma come conseguenza di una crescita nella comprensione della carità stessa. Una carità sincera, necessariamente, porta a compiere gesti concreti di comunione con chi è in stato di bisogno. Ma che fatica condividere con altri questi atteggiamenti! Cadiamo molto spesso nella lamentela, nel pettegolezzo, nella critica ed anche nello spreco. E tutto questo sicuramente non porta ad essere “come astri nel mondo” perché, purtroppo, ancora lontani dalla “parola di vita”.
Desidero che questi giorni di Quaresima siano occasione per imparare ad avere uno sguardo ed un cuore capaci di non cedere al male ma, forti del perdono del Signore, capaci di vivere gesti di riconciliazione, abbracci di pace che sciolgono le chiusure dei sentimenti, coraggio di essere servitori gli uni degli altri; di sporcarci le mani, di lavare i piedi, di chinarci così in basso, non alzando mai la testa oltre il polpaccio per non distinguere i nemici dagli amici, … in silenzio finché tutti abbiano capito nel mio il tuo amore (M. Delbrel).
Una preghiera, trovata recentemente, del card. C. M. Martini, mi aiuta e mi sostiene in questo periodo:
Ti preghiamo di poterti contemplare come Maestro e Signore, per imparare che cosa voglia dire: Dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Interrogaci sulla nostra coscienza di comunità cristiana, fondata e costituita dai tuoi gesti, perché da essi deriviamo, tutto ciò che siamo nel mondo e nella storia, tutto ciò che di bene e di servizio possiamo portare all’umanità. Ricostruiscici e rigeneraci, Signore, attraverso i tuoi gesti, la tua parola, la tua eucaristia. Donaci di entrare nella tua compassione. È compassione non semplicemente di carattere pietistico, assistenziale ma desiderio di condividere, di stare con la gente. Gesù, noi sappiamo che la stessa parola condivisione può essere illusoria. Tu infatti, vuoi fare della gente un gregge, vuoi far fare alla gente un cammino. Tu ci ami non soltanto per ciò che siamo ma per ciò che siamo chiamati a diventare: tu leggi in noi, nella gente, il destino di vita e di amore. Questo è l’amore vero, questa è la tua pastoralità e tu solo puoi farcene partecipi.
Con la stessa passione di Gesù, che non ha mai perso la fiducia negli uomini e li ha sempre trattati “con viscere di misericordia”, fino al punto che “da ricco che era, si è fatto povero”, anche noi chiesa di questo millennio sperimentiamo l’umiltà e la gioia di camminare insieme, aiutandoci l’un l’altro, sia pure nella diversità, perché tutti abbiano le stesse speranze di pace e di unità.
Maria Grazia Tacchi

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