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Nel ricordo dei cardinali Montini e Colombo

AusiliarieGazzada piccoloQuesto mese di agosto è segnato dal ricordo grato di due vescovi che hanno accompagnato, o meglio, che hanno dato il via agli inizi della nostra storia: il cardinale Giovanni Battista Montini, nel 45' anniversario della morte e il cardinale Giovanni Colombo, nel 60' di nomina episcopale a Milano.
Non l'uno senza l'altro: se il cardinal Montini vide il carisma che lo Spirito suscitava nella Chiesa ambrosiana, negli anni successivi il cardinal Colombo si adoperò per concretizzarlo. 
E fu così che diedero avvio al discernimento ecclesiale con un gruppo di lavoro di responsabili dei percorsi vocazionali prima e con le giovani della Diocesi poi; il tutto dentro la visione rinnovata della relazione tra la vita religiosa e la Chiesa locale inaugurato dal card Montini durante il suo episcopato.
Sia l'uno che l'altro riconobbero che lo Spirito Santo aveva in serbo qualcosa di nuovo e permisero a questa novità di venire alla luce: nel 1979 viene eretto l'Istituto delle Ausiliarie Diocesane. 
Il ricordo e il ringraziamento che eleviamo nella preghiera diventano per noi impegno a custodire e rinnovare il carisma ricevuto.

 

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Dentro una storia di santità/4: Amare con le dimensioni del mondo…stando nel mondo

Paolo VI arazzoPaolo VI ha sempre avuto nel cuore il desiderio, l’esigenza l’urgenza struggente, di dialogare con il mondo. Nel suo pontificato molti sono i documenti, i discorsi, gli interventi pubblici, che divengono espressione di tale desiderio. Un dialogo che egli stesso descrive così: “La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio” (ES n° 67).
Già negli anni del suo episcopato nella diocesi di Milano il card. Montini ha dato manifestazione di questo suo anelito: basti pensare alla Missione del 1957, al suo andare là dove la gente viveva e lavorava. E in questo suo andare verso il mondo - che oggi nel pontificato di Francesco è espresso come Chiesa in uscita, “l’andare verso le periferie esistenziali” (EV 20-24) - coinvolge pienamente la vita religiosa femminile. Rivolgendosi alle religiose e alle consacrate nel 1963 non tace di dare voce al giudizio che la società moderna esprime: “Siete scartate dalla categoria delle donne «vere».  Siete persone, secondo il giudizio del mondo, che hanno perduta la strada, che hanno imboccato un vicolo laterale che le ha messe fuori dal grande fiume della vita piena, della vita vera, della vita naturale”.

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Dentro una storia di santità/3: COLLABORATRICI, DIACONESSE, MINISTRE. Il servizio pastorale

Paolo VI arazzo
“Questa vocazione vi darà infiniti fastidi, perché l’apostolato, il servizio delle anime è sacrificio, non è comodità”.
Risuonano forti in me queste parole,alla vigilia della canonizzazione di Paolo VI, mentre sono impegnata nella ripresa delle attività pastorali: incontri coi genitori da curare bene, percorsi di catechesi da presentare ai giovani e adulti, feste di riapertura degli oratori da promuovere e custodire insieme. Percepisco l’urgenza dell’annuncio, il desiderio di costruire relazioni nuove in nome del Vangelo, la voglia di affrettarsi per la Buona Notizia; ma mentre comincio a correre, incombono le questioni inevase dalla pausa estiva, affiorano i problemi,qualche tensione emerge, e …le agende si riempiono!
È davvero di conforto leggere quanto - allora Arcivescovo di Milano - Montini esprime alle religiose che incontrava annualmente in Duomo, in occasione dell’11 febbraio. Nel 1961 così diceva: “Io scompaginerò un po’ le vostre fila, vi immetterò a piccole gruppi, di qua e di là vi disseminerò nel popolo cristiano che ha così bisogno di vedere ancora le sue vergini consacrate in mezzo alla sua profanità”.

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Dentro una storia di santità/2: MILLE FILI MI LEGANO ALLA FAMIGLIA UMANA, MILLE ALLA COMUNITÀ CHE È LA CHIESA. L’appartenenza ecclesiale

Paolo VI arazzoCredo che il desiderio di ogni Ausiliaria possa esprimersi con queste parole che Paolo VI consegna al mondo al pensiero della sua morte imminente. Un «Pastore libero e forte» che domanda a se stesso di camminare davanti, in mezzo e dietro al Popolo di Dio, «in ascolto dei bisogni veri e profondi dell’umanità». Un Pastore amoroso che riconosce che l’amore della Chiesa lo «trasse fuori dal gretto e selvatico egoismo e mi avviò al suo servizio», che al momento della sua morte dichiara che «per essa non per altro mi pare d’aver vissuto».
Anche noi possiamo contemplare grate «mille fili» che ci legano alla Chiesa e ci invitano a condividere la missione di Cristo nella forma della carità pastorale, facendone il criterio e la radice della nostra vita spirituale (Statuto delle Ausiliarie). Del resto possiamo riconoscere un remoto invito a questa partecipazione in alcune parole dell’arcivescovo Montini rivolte alle religiose.
La ricca e variegata vita religiosa milanese, ma affaticata dal confronto con la modernità,viene invitata profeticamente dal Vescovo ad assumere e condividere in modo più deciso l’opera globale della Chiesa:Montini arriva a riconoscere anche alle donne «il grandissimo onore di servire la Chiesa» e ancora di più le invita «a comprendere come cammina e si evolve la vita della nostra santa Chiesa»; in un certo senso apre alle donne la possibilità di compiere del discernimento pastorale, fino ad allora affidato ai soli ministri ordinati.

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Dentro una storia di santità/1: DOVETE ESSERE VOI STESSE! Il protagonismo delle donne

Paolo VI arazzo«Dovete essere voi stesse. Dovete modellare con originalità la vostra concezione della vita. Dovete avere una vostra nuova personalità. […]. Voi dovete realizzare, con la guida della Chiesa, il vostro tipo di giovani cattoliche, quale risponde all’indole del vostro spirito e quale i bisogni spirituali del nostro tempo richiedono. Voi dovete dare a voi stesse e alle sorelle di questa generazione la “personalità” umana e cristiana, il “carattere” cattolico, di cui solo voi siete capaci, e che la Chiesa di Dio aspetta da voi.».
Con queste parole l’arcivescovo di Milano Montini si rivolgeva alla gioventù femminile di Azione Cattolica, nell’ottobre 1961. Pur con un linguaggio per noi lontano e un carattere ancora germinale, questo accorato invito ci sembra abbia qualcosa di inusuale, talvolta anche nell’oggi: che un uomo di istituzione, quale è un vescovo, inviti le donne al protagonismo, a cercare la propria strada nel dire e vivere la fede. Non che le donne non lo stessero già facendo ma può capitare che si parli delle donne, più che con le donne – ancora di più in quell’epoca pre-conciliare quando era ad esse preclusa, in modi diversi, la presa di parola.

L’arcivescovo invita le donne a trovare il loro modo di essere cristiane che sia all’altezza dei tempi, tempi di continui cambiamenti proprio nel mondo femminile e, di conseguenza, anche nel mondo maschile e nei rapporti di genere.

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