n. 39: Pietà popolare e Nuova Evangelizzazione

PROPOSIZIONE 39: PIETA’ POPOLARE E NUOVA EVANGELIZZAZIONE
La pietà popolare è un vero luogo di incontro con Cristo ed anche esprime la fede del popolo cristiano nella beata Vergine Maria e i santi. La nuova evangelizzazione riconosce il valore di queste esperienze di fede e le incoraggia come vie per crescere in virtù cristiana.
I pellegrinaggi verso i luoghi sacri e santuari sono un aspetto importante della nuova evangelizzazione. Non solo per i milioni di persone che continuano a fare questi pellegrinaggi, ma perché questa forma di pietà popolare è in questo momento una opportunità specialmente promettente per la conversione e la crescita della fede.
E’ importante quindi che sia sviluppato un piano pastorale in modo da accogliere adeguatamente i pellegrini che, in risposta al loro desiderio profondo, offra possibilità perché il tempo del pellegrinaggio sia vissuto come un vero momento di grazia.
 
Potrebbe sorgere un equivoco, che nel presente commento spero di togliere!
Che cosa significa per le nostre comunità cristiane entrare in una prospettiva di primo annuncio? (vedi proposizione n. 9). Abbandonare tutte le nostre proposte pastorali e tradizioni e cominciare “qualche cosa di nuovo”, che non sapremmo cosa sia? Si tratta di indirizzare tutta l’attività pastorale delle nostre parrocchie a esperienza di evangelizzazione di strada? 
Certo che no!
 
Sono i Vescovi Italiani che nella Nota pastorale Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n. 7 – 2004, affermano: “Di primo annuncio vanno innervate tutte  le azioni pastorali”.
Questa indicazione non dice di fare tabula rasa delle iniziative pastorali anche le più tradizionali, ma di inserire una prospettiva missionaria a ogni azione pastorale e spirituale che si compie in parrocchia.
Qualche esempio: quando dei genitori vengono a chiedere il Battesimo per il bambino e scopriamo che non sanno cos’è la fede, oppure sono conviventi o divorziati, senza dispiacerci troppo se non sono come li vorremmo noi, abbiamo l’occasione di intessere una relazione e proporgli di nuovo il primo annuncio della fede.
Quando incontriamo i fidanzati negli incontri di preparazione al matrimonio, è sufficiente che ripensiamo questi pochi incontri non in una prospettiva di semplice educazione umana o di supplenza dei consultori familiari, ma di proposta della fede, dopo l’abbandono del dopo-Cresima.
Quando, nella visita alle famiglie in occasione della benedizione natalizia, incontriamo persone le più diversificate: qualche superstizioso, qualcuno che si dichiara ateo, qualche altro che dice di credere in Dio ma non nei preti e nella Chiesa, ecc. …. invece di intristirsi, cogliamo l’occasione per gettare un piccolo aggancio per poterli incontrare di nuovo in un modo più “disteso”, oppure per offrirgli un piccolo spunto di riflessione allo scopo di per poter “ripensare”…
Questo vale per ogni attività parrocchiale, anche le più devozionali: processioni, mese di maggio, feste patronali (nella speranza che non siano già ridotte solo a serate danzanti, salamelle alla griglia e tornei di calcio!), devozione per qualche santo particolare, SS. Quarant’ore. Basta ripensare questi momenti significativi e aiutare il popolo di Dio che è affidato alla nostra cura pastorale  a viverle come occasioni per un rinnovato annuncio della fede alla scoperta del Vangelo.
 
L’errore che spesso si ripete nelle nostre comunità è proprio questo: moltiplicare le iniziative e in ciò che si fa dare “poco nutrimento” spirituale, cioè annunziare il Verbo fatto carne, il Signore Gesù morto e risorto per tutti e ciascuno, scadendo in risposte o iniziative puramente sociologiche o di pura aggregazione.
 
 

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