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Donne consacrate diocesane a confronto sulla carità pastorale

F023E641 3918 4D5D BE71 D258C9074435«Carità pastorale, sorgente e forma della nostra vita»: questo è il tema del terzo incontro annuale delle diocesane. Sabato 18 gennaio, a un mese dall’incoraggiante incontro con papa Francesco, le Ausiliarie diocesane di Milano, le Cooperatrici di Treviso e Vicenza e le Collaboratrici apostoliche di Padova, si sono incontrate a Desenzano, insieme ai loro assistenti ecclesiastici, per una riflessione comune sulla loro vocazione di consacrazione per la Chiesa diocesana. 
La giornata è stata aperta dalla relazione di don Andrea Toniolo, docente della facoltà teologica del Triveneto. Il suo contributo, centrato sul carisma delle «Diocesane» in relazione alle sfide della Chiesa locale, ha sottolineato il cambio di prospettiva avviato dal Vaticano II, rispetto al modo di intendere la pastorale: fare pastorale significa discernere come realizzare la Chiesa in un luogo e in un tempo. In questa prospettiva, in virtù della comune vocazione battesimale di tutto il popolo di Dio, la carità pastorale va pensata come partecipazione all’opera di Dio nella storia e come dono di sé, a immagine di Cristo buon pastore, superando un’ottica funzionale e clericale, ancora molto diffusa nei nostri contesti. Don Andrea ha mostrato alcune sfide ecclesiali dell’oggi da raccogliere da parte delle «Diocesane», che assumono la pastorale come propria missione: l’impegno a favorire il discernimento come stile delle comunità cristiane per maturare nella sinodalità; la testimonianza di dedizione pastorale da parte delle donne e infine la questione del riconoscimento anche «formale» di professionalità e competenze. L’intervento di don Andrea ha suscitato un ricco confronto nei gruppi, in cui sono emerse visioni comuni del servizio pastorale, pur nella differenza della realtà delle Chiese locali.
F9912055 BCE9 4D3E 8356 318E6C9840F0Nel pomeriggio la riflessione si è ulteriormente arricchita con una tavola rotonda, in dialogo con Monsignor Franco Agnesi, vicario generale di Milano, don Leopoldo Voltan, vicario per la pastorale di Padova e don Giuliano Brugnotto, assistente delle Cooperatrici di Treviso. A loro è stato chiesto di delineare, in base alla loro esperienza e conoscenza, le risorse e le criticità che questa realtà di consacrazione femminile incontra. L’incontro si è concluso con il desiderio di trovare modalità per condividere le riflessioni elaborate, perché possano diventare patrimonio anche delle Chiese locali e contributo all’elaborazione del modo di essere Chiesa.

Francesca Scotton, Cooperatrice pastorale diocesana di Treviso


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Integrare i saperi della testa, del cuore e delle mani (Christus Vivit, 222)

BA6E4239 AF9A 4563 BC5D FD5B3CCF70D8Vivo “l’università” da quasi trent’anni (mai l’avrei immaginato trent’anni fa): prima studente di Matematica presso l’Università degli Studi di Milano, poi – divenuta Ausiliaria – incaricata di pastorale universitaria per dieci anni presso l’Università Bocconi, poi di nuovo studente di Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma e ora docente di Teologia presso l’università Cattolica del Sacro Cuore e la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. In questo passare da un’università all’altra, ho avuto la possibilità di vivere l’Università in diversi ruoli e attraverso differenti punti di vista, passando da quello dello studente, che pensa di ricevere delle nozioni e si trova destinatario del dono di una conoscenza che supera le singole nozioni, abbraccia la vita e amplia l’orizzonte dei propri progetti, a quello del docente che spera – nonostante l’immenso numero degli studenti che si trova in aula – di riuscire a ad entrare in relazione con ciascuno per poter trasmettere non solo nozioni, ma lo “spirito”  di quanto sta insegnando, di “ispirare”, in modo che lo studente impari davvero, non solo ripeta. Spesso l’università viene vista dalla gente comune (o, ahimè, presentata da politici e media) come luogo accademico chiuso, ripiegato su se stesso e separato dalla realtà, in cui ci si occupa di un sapere teorico, lontano dalla vita della gente, detenuto da privilegiati che costituiscono una sorta di casta. Credo che questa idea sia molto lontana dal vero. 

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VORREI RISORGERE DALLE MIE FERITE/3

vorrei risorgere smallPubblichiamo un articolo raccolto da Riccardo Maccioni

Intervista ad Anna Deodato

Avvenire 23/02/2019

Leggi le "Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili"

TROPPI SILENZI SULLE SUORE VITTIME DI ABUSI

Parla Anna Deodato che svolge un servizio di ascolto e di accompagnamento a Milano: «L'esito del summit dipende dalla capacità di ascolto dei cuori feriti»

Cambiano le storie e i percorsi ma un dato emerge da tutte le testimonianze: l’abuso è un’esperienza di morte. Lascia ferite profonde, difficili se non impossibili da guarire. Si tratta di ritornare a vivere, di ridare un senso alla propria esistenza, di ricominciare ad accettarsi, superando innanzitutto la vergogna degli innocenti. Quella che ti fa sentire responsabile di qualcosa che non hai commesso. E poi c’è bisogno di coraggio, tanto coraggio, per denunciare. A dispetto dei silenzi complici di chi ti circonda. No, non è facile. Soprattutto se sei una donna e la violenza si consuma in un luogo che dovrebbe ispirarsi alla logica del Vangelo. L’ha sottolineato con chiarezza il Papa di ritorno dal viaggio ad Abu Dhabi, richiamando la deriva culturale, purtroppo tuttora presente in molti Paesi, per cui la donna, sono parole sue, «è ancora considerata di seconda classe».

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VORREI RISORGERE DALLE MIE FERITE/2

vorrei risorgere smallPubblichiamo l'articolo intervista apparso su LA STAMPA e IL SECOLO XIX il 18.02. 2019

Intervista ad Anna Deodato

A cura di Iacopo Scaramuzzi

Leggi le "Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili", 24.06.2019

L'ABUSO DELLE RELIGIOSE E' UN FENOMENO ANCHE ITALIANO

L'abuso delle religiose è un fenomeno «diffuso» anche in Italia. Anna Deodato, membro del Consiglio di presidenza del Servizio nazionale per la tutela dei minori della Conferenza episcopale italiana, spiega che «il clericalismo è una piaga presente anche nella nostra Chiesa italiana» e sottolinea che «l'abuso sessuale accade come ultimo, tragico atto di una serie di abusi di potere e di coscienza». La religiosa dell'Istituto delle Ausiliarie diocesane di Milano si attende che la Chiesa tutta e i vescovi in particolare escano dal vertice convocato da Papa Francesco in Vaticano, da giovedì a domenica prossima, più credibili e coraggiosi, avverte che è necessario «passare dalla curiosità che si nutre dello scandalo, ma poi comunque lascia tutto come prima, alla coscienza del dolore che un abuso provoca» e auspica che «la Chiesa faccia spazio all'ascolto femminile capace di accogliere la paura che l'abuso imprime nel cuore e nel corpo della vittima e trasformarle in una nuova vita».

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VORREI RISORGERE DALLE MIE FERITE/1

vorrei risorgere smallPubblichiamo il testo raccolto da Ludovica Eugenio 08/02/2019

Intervista ad Anna Deodato

Tratto da: Adista Notizie n° 6 del 16/02/2019

 

Leggi le "Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili", 24.06.2019

 

RELIGIOSE, IL LUNGO CAMMINO DALL'ABUSO ALLA RINASCITA

Sta cadendo, forse, l'ultimo tabù. A distanza di 17 anni dalla pubblicazione dell'inchiesta sulla pedofilia nella Chiesa del Boston Globe, che segnò l'esplosione della grande crisi tuttora in corso, sembra che lentamente si stia dissipando la nebbia intorno a un altro versante, ancora più nascosto e oscuro, della stessa piaga: l'abuso sessuale sulle religiose (v. Adista Notizie n. 4/19). Ne ha anche parlato papa Francesco durante il viaggio di ritorno dalla visita negli Emirati Arabi, il 5 febbraio, in riferimento a un articolo pubblicato nell'inserto mensile "Donna Chiesa, Mondo" dell'Osservatore Romano (2/2): «Il problema esiste nella Chiesa», ha detto, menzionando sacerdoti e vescovi che hanno abusato, «Io credo che si faccia ancora, ma ci stiamo lavorando». Caso dopo caso, le istituzioni ecclesiali da tempo hanno cominciato a farsi carico del problema, sepolto da un muro di omertà difficile da scalfire anche per via del rapporto gerarchico che spesso lega vittima e predatore: un rapporto segnato da abusi di potere prima che psicologici e sessuali, in cui la vittima è spesso cercata e individuata tra donne vulnerabili, fragili e inconsapevoli.

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