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NEL SABATO SANTO DELLA STORIA/5

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Maria Rupnik 5C’è una terza e fondamentale consolazione che ci viene donata nel silenzio e nella memoria orante che possiamo vivere in questi giorni a imitazione di Maria, è la consolazione della vita. Martini la definisce così perché “i suoi effetti si esprimono nella quotidianità permettendoci di rimanere in piedi nei momenti più oscuri”.
Ce la spiega a partire da un’altra domanda che immagina di porre a Maria: “che senso ha tanto soffrire? Come fai a dare significato alla tragedia che stai vivendo?” La risposta sembra suggerita da alcune parole che Gesù ha detto proprio pensando alla sua ora che si avvicina: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se muore invece produce molto frutto… Maria partecipa dunque di questo soffrire per portare frutto, che in lei “è la generazione di un popolo di credenti”.
Un aspetto importante della riflessione di Martini è che la consolazione della vita è “una forza interiore di cui non è necessario essere coscienti”. E ci suggerisce di andare a ricordare l’esperienza, che tutti abbiamo certamente fatto, di essere stati sostenuti da “una forza che ci ha accompagnato in momenti duri e faticosi, anche quando non la sentivamo e ci sembrava di non possederla”. E spiega: “ci pare a volte di essere abbandonati da Dio e dagli uomini, e però, rileggendo in seguito gli eventi, ci accorgiamo che il Signore aveva continuato a camminare con noi, anzi a portarci nelle sue braccia. Questa consolazione opera in noi e ci sostiene: è una consolazione sostanziale perché tocca il fondo dell'anima”.
Chiediamo allora a Maria, che ben conosce l’esperienza terribile della notte della fede e della speranza, nella quale Dio sembra assente, di sapere come lei perseverare nell’amore a Dio anche in momenti come questi, radicati nella certezza che “Lui non si stanca di amare i suoi figli custodendoli nel silenzio dell'attesa”. Ci doni di essere, come lei, sostenuti “dalla fede più forte della morte e viva nella carità che supera ogni abbandono”; di vivere “quella consolazione profonda che ci permette di amare anche nella notte della fede e della speranza e quando non ci sembra di vedere più il volto del fratello”. Perché “la proclamazione del vangelo, il servizio pastorale, l'impegno di generare un popolo di credenti si paga a caro prezzo: è così che Gesù ci ha acquistati. "Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l'argento e l'oro foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo" (1Pt 1,18-19)”.
“Che il nostro piccolo seme accetti di morire per portare molto frutto!”
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