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«Obrigada Senhor por todas as Bênçãos». Ti ringrazio Signore per tutte le tue benedizioni

silviabrasile ftopUn mese in Brasile. Solo un mese, immersa in una terra e in una cultura lontana dalla mia, ha saputo donarmi uno sguardo nuovo e un’apertura del cuore più grande. Dal 18 luglio al 19 agosto 2013 con alcuni giovani del decanato di Affori abbiamo ascoltato l’invito di Papa Francesco di partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù a Rio. La scelta è stata quella di unire alla GMG un’esperienza di missione a San Paolo. Non è semplice comunicare quanto visto, ascoltato, toccato, accolto e raccolto; ma è troppo forte il desiderio di condividere e impellente l’impegno verso quanto vissuto.

Per essere più semplice e immediata scelgo di raccontare le storie incontrate, le parole ascoltate, le gioie condivise, le fatiche intuite, gli abbracci dati e ricevuti attraverso quattro “immagini” che mi hanno reso evidente - ancora una volta - quanto la Parola di Dio è Parola di vita, è Parola che illumina la nostra esistenza, è Parola che si incarna nelle trame del nostro quotidiano.

PRIMA IMMAGINE: L’AMORE DI DIO ESPRESSO NELLA GIOIA

“Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo ai popoli narrate la sua gloria, a tutte le nazioni i suoi prodigi”. (Sal 95)
La prima Parola che ho visto incarnata è l’amore per Dio che si esprime nella gioia di cantare per il Signore e al Signore!
La celebrazione eucaristica è una festa alimentata dalla letizia del canto, dall’esultanza della danza e dalla condivisione fraterna che nasce da quanto il Signore ha seminato nel cuore di ciascuno. Insieme si benedice il Suo nome, si annunzia la Sua salvezza e si narra la Sua gloria. La prima benedizione è aver ascoltato un “canto nuovo” mentre si vive l’Eucarestia: si loda Dio con tutto il corpo, si chiede perdono “fisicamente” (attraverso l’abbraccio di pace), si consegna la decima all’altare (non solo gli adulti, ma anche i bambini), si ricorda e si festeggia ogni anniversario e compleanno, si condivide la fede!
Ci sia dato di vivere la domenica come la festa dell’incontro con Dio e della comunione nella comunità.

SECONDA IMMAGINE: UNA FEDE INCROLLABILE
“Il fico infatti non germoglierà, nessun prodotto daranno le viti, cesserà il raccolto dell'olivo, i campi non daranno più cibo, i greggi spariranno dagli ovili e le stalle rimarranno senza buoi. Ma io gioirò nel Signore, esulterò in Dio mio salvatore. Il Signore Dio è la mia forza”. (Abacuc 3, 17-19)
La seconda Parola che ho vista incarnata è l’incrollabile fede, la piena fiducia, l’assoluta certezza che si può continuare a gioire in Dio nonostante le situazioni di profonda povertà e di grande ingiustizia che attraversiamo nella vita.
Quanti uomini e donne - privi del necessario - ci chiedevano “solo” la “Benedizione di Dio”, pregavano con noi ringraziando del poco che avevano e talvolta era solo un pugno di riso, una manciata di fagioli e qualche biscotto; avevano molti motivi per cui lodare: il dono della fede, della vita, della salute che permetteva loro di poter lavorare, della possibilità di studiare, dell’ultimo figlio venuto alla luce,…
Spesso solo dopo, una volta usciti dalla loro “casa” (che non ha nulla a che vedere con il nostro stereotipo di casa), scoprivamo tutta la profondità delle parole che avevano pronunciato.
Ringraziava del dono della fede la donna che da venti anni viene picchiata e violentata dal marito ogni volta che torna da una funzione religiosa.
Ringraziava del dono della vita la moglie che ha visto uccidere il marito perché non voleva consegnare la sua auto a due ragazzini che lo avevano minacciato.
Ringraziava del dono della salute il sedicenne che si alza tutte le mattine alle quattro per essere al lavoro alle sette. Tre ore di viaggio tra bus, treno e metropolitana per raggiungere il posto di lavoro, per lavorare cinque ore, e per farne altre tre di viaggio per tornare a casa.
Ringraziava del dono di poter studiare la giovane che frequenta le superiori alla sera e che durante il giorno lavora per pagarsi gli studi.
Anche noi possiamo confidare nel Signore, sempre.

TERZA IMMAGINE: SCORGERE GESU’ NEL FRATELLO BISOGNOSO E IN CHI SOCCORRE IL PROSSIMO
“Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”. (Matteo 25, 37-40)
Più volte ho benedetto per i fratelli che – vivendo il Vangelo e il comandamento “ama il prossimo tuo come te stesso” – impegnano tempo, energie e soldi per “sollevare” altri fratelli che sono più poveri materialmente, spiritualmente e culturalmente.
E’ stato facile identificare Gesù, all’opera in loro e attraverso di loro, nel loro volto accogliente, nelle parole affettuose, nella cura premurosa, nei gesti delicati. Questi uomini e donne edificano il Regno cercando ed aiutando coloro che vivono in situazione di disagio, di fatica, di bisogno.
Un po’ più complesso è stato ricordare “l’avete fatto a me” e quindi riconoscere Gesù in uomini, donne e bambini affamati, assetati, nudi, ammalati, drogati,…
Abbiamo incontrato Gesù non solo in chi si faceva “prossimo”, ma anche in coloro che erano violati nella dignità, imbruttiti dall’uso di droga, invecchiati precocemente per una vita dura,…
Che il Signore apra i nostri occhi e ci permetta di scorgerlo non solo in chi opera il bene ma, soprattutto, attraverso chi è in necessità.

gruppobrasile ftopQUARTA IMMAGINE: CARITA’ FERVENTE E OSPITALITA’ FATTIVA
“Conservate una carità fervente… praticate l’ospitalità”. (1 Pt 4, 8-9)
Altra Parola che ho visto incarnata è quella della carità fervente e di una ospitalità fattiva. Noi siamo arrivati e non ci è mancato niente: avevamo una casa, un letto, un materasso, la possibilità di lavarci, di mangiare,… I missionari più volte ci hanno confidato: le torte che state mangiando arrivano dalle donne di Piraju (che noi non abbiamo incontrato), la carta igienica che usate è dono di una parrocchiana povera che ha usato buona parte della sua pensione minima per comprarvela, abbiamo comprato dei biscotti grazie all’offerta che un signore anziano ha devoluto per voi, le banane le ha regalate un parrocchiano che ha scelto di farvene dono invece che venderle,…
Personalmente non solo mi sono sentita accolta, ma addirittura aspettata! Ho percepito quanto l’accoglienza fosse preparata da tempo, quante persone si sono date da fare per noi prima ancora che arrivassimo!
Questa è la vera accoglienza: quella che sa preparare anzitutto il cuore, rendendolo aperto, senza pregiudizi, libero… prima ancora che “l’altro” abbia un nome e un volto.

Per questo e per tanto altro esprimo la mia gratitudine dicendo: “Obrigada Senhor por todas as Bênçãos”, ti ringrazio Signore per tutte le tue benedizioni; ti ringrazio per la Parola che ho visto incarnata, ti ringrazio per i “semi” ricevuti in Brasile che vorrei fruttificassero in me e in coloro che incontro, nella logica del “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.

Milano, Ottobre missionario 2013
Silvia Fornari

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