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2.Dove le porte sono chiuse...

di Chicca Sacchetti,
49 anni.
Ausiliaria diocesana dal 1995, vive in comunità a Milano, presso la parrocchia dei SS.Giovanni e Paolo. Svolge un servizio di volontariato in collaborazione con la Cappellania del carcere di S.Vittore a Milano.
 
“Mentre erano chiuse le porte… Gesù venne…” (Gv 20,19)
Il carcere: luogo dove il tempo assume una misura e un peso diverso rispetto alla frenesia del “mondo di fuori”; dove “attesa” è una parola che assume sfumature molto diverse, è una parola che va pronunciata quasi sussurrandola, è una parola che dice un tempo che si dilata all’infinito (dove ogni cosa divene motivo di attesa) o che si contrae drasticamente (quando ti chiamano devi essere pronta e scattante).
 L’attesa ha per me, che entro come volontaria, il volto della persona che ho davanti e di quei volti (a me sconosciuti) che formano la sua storia e che mi chiedono di chinarmi su ciascuno di loro, di prendermi cura della loro piccolezza e fragilità, come ci si prende cura di una Vita che nasce. 
E là dove le porte sono chiuse scopro che il Signore viene e semina speranza e forza per una vita nuova: ti invito a leggere la testimonianza di V. donna detenuta. 
E là dove sei ai margine del mondo, della società, della città, in quei corridoi simili a quelle vie di periferia che è bene non percorrere, scopro che l’Atteso già è lì che aspetta ciascuna di noi: ti invito a leggere la testimonianza di B. donna detenuta.
E che questo Avvento ci dia la consapevolezza che Dio desidera entrare in ogni nostra chiusura, che siamo attesi da un Dio che ci ama e si china sulle nostre vite!.
L’Attesa in carcere
Prima di iniziare voglio fare una premessa. Io mi trovo in carcere a scontare 13 anni per associazione in traffico di stupefacenti,  di questi ne ho scontati 3 anni.
Per me l’attesa è come una sorella che mi prende per mano: perché ho voluto costruire un percorso diverso in questo mondo del carcere. Non sognando né aspettando più il giorno della mia uscita, anche perché sono tanti i giorni, i mesi e gli anni che mi mancano per uscire; ma bensì vivendo giorno per giorno questa mia nuova esperienza: lavorando nel magazzino del femminile, facendo volontariato, frequentando diversi corsi di formazione scolastica e socio-culturale che il carcere offre. Così, faccio in modo che la mia vita, anche se chiusa in queste grosse e alte mura, con i suoi giorni di sconforto e di tristezza, abbia un senso in ogni cosa che faccio, affrontando con pazienza ogni cosa.
Stando a stretto contatto con le altre donne, per il lavoro che svolgo all’interno del carcere, ho avuto modo di conoscere e vivere l’attesa di ognuna di loro e, posso dire che cambia da soggetto a soggetto. Ma, voglio dire che la più frequente che si vive qui è l’angoscia, la solitudine, il non sapere nulla di come andranno le cose, aspettando l’Avvocato e vedendolo come un miraggio nel deserto, desiderando che egli ti porti delle buone notizie… o attendere il colloquio con i tuoi familiari,  in questi contesti più che mai la famiglia ha un ruolo fondamentale: starti vicino per aiutarti ad affrontare serenamente l’attesa in questo duro cammino.
Attendere Gesù Bambino in carcere è come vedere una luce in fondo al tunnel. Vivere questi  33 giorni, prima della Sua venuta è desiderare ogni giorno una vita nuova dentro di noi, desiderando che tutto questo  abbia un senso… chiedendo perdono per i peccati commessi, ma soprattutto che la Sua nascita ci porti una pronta libertà, tanta serenità per affrontare qualunque avversità.
V.
 
L’attesa di un Dio che è già qui
Dio è di mattina al risveglio, Dio è di sera prima di mettermi a dormire, quando dico le mie piccole preghiere e Gli chiedo di stare vicino a me ed ai miei figli; Dio è di notte quando nel sonno ripeto “Padre nostro”; di giorno quando chiedo umiltà, liberazione e perdono dei peccati.
Dio qui è Unico:  è solo Lui che ti sta vicino, che ti consola, che ti protegge dai cattivi pensieri che vengono spesso, perché stare chiusi 24 ore su 24 senza vedere un fine ti porta a pensare, pensare,pensare…
Dio è speranza nel futuro, Dio è il padre che ci manca, il fratello che ci è lontano, è il nostro Amore al quale possiamo dare ogni nostra crisi;  abbiamo sbagliato o non abbiamo sbagliato è Dio l’unico a non giudicare i nostri falli a starci vicino giorno e notte, è l’unico che non si stanca mai come la Vergine Maria.
Preghiamo Dio che ci aiuti e che ci dia quella strada giusta che vuole Lui e quella che vuole ogni genitore per il proprio figlio quando nasce.
Che Dio ci protegga tutti!
B.
 

 

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