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4. Fraternità per pensare e generare un mondo aperto: il dono della Risurrezione

4L’incontro con il Risorto ci fa esistere. “Ex-sistere” è il verbo dell’andare oltre, dell’uscire fuori, che simbolicamente richiama l’atto del risorgere, o il venire al mondo. È in tale prospettiva che la gioia e la speranza delle donne che per prime hanno incontrato Gesù vivo pone anche noi Ausiliare diocesane, oltre che nella tensione all’eternità, nel cuore della storia umana. Dio che «ha risuscitato Gesù e lo ha liberato dalle angosce della morte» (At 2,24) ci fa abitare la storia, ancora prima di partire da essa. Qui operiamo perché sia luogo di salvezza, consapevoli che o ci si salva tutti insieme o nessuno si salva (FT 137).
Senza alcuna retorica, gli evangelisti narrano molteplici tipologie di resistenza a riconoscere il Risorto e vari impedimenti nel credere alla possibilità plausibile della risurrezione: incertezze, incredulità, silenzi, paure, diffidenze. Atteggiamenti comuni, ai quali siamo forse stati educati (FT 152), che nonostante le loro piccole misure hanno l’amaro potere di sottrarre la gioia, di opporsi alla novità essenziale che la Pasqua offre: amare!
Noi, fragili annunciatrici di una tenace speranza, ci domandiamo come possa la potenza della Pasqua raggiungere le donne e gli uomini del nostro tempo, con tutti i limiti e le difficoltà a credere che oggi sperimentiamo.
Perché la risurrezione è a caro prezzo, non solo per Dio, che non ha risparmiato il proprio Figlio (Rm 8,32) ma anche per ogni donna o uomo che accetti di lasciarsi trasformare dall’incontro concreto con il Risorto. Volere la risurrezione è caro! Lasciare che la potenza della Pasqua ci riguardi da vicino, ha degli effetti evidentemente scomodanti e insieme sorprendenti. Credere alla risurrezione obbliga a distogliere costantemente lo sguardo da se stessi per fare nostri i drammi degli altri, ci costringe a vedere gli effetti dell’inequità e il male subito dalle vittime, ripresentato da nuovi crocifissi. Ci sono periferie che si trovano vicino a noi, nel centro di una città (FT 97), in ogni contesto in cui sono calpestate la dignità e la giustizia. Oggi non abbiamo scuse: dobbiamo condannare con forza le diverse forme di violenza (FT 86).
Proprio la determinazione del Risorto, «attirerò tutti a me» (Gv 12,32), suscita la speranza radicale nella consolante promessa che «l’ultimo nemico sarà la morte», e che il male alla fine soccomberà (1Cor 15,26): «finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità universale» (FT 110) e noi non potremo interrompere il nostro servizio per un futuro migliore e per lo sviluppo integrale di ogni persona e tutti i popoli della famiglia umana.
Silvia Meroni
Pastorale scolastica – Liceo Parini, Seregno
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