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In dialogo col mondo

 
I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini.
Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia,
né conducono un genere di vita speciale.
La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi,
né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri.
Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato,
e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto,
testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale.
(Lettera a Diogneto)
 
 Vi segnaliamo alcuni siti:
 
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Il fascino di internet. I rischi della dipendenza - Caterina Cangià

L'essere "dipendente" è una condizione connaturata alla nostra vita in ogni suo aspetto. Abbiamo necessità di mangiare e dormire, come anche di avere una vita sociale e affettiva. Senza tutto questo non staremmo bene con noi stessi. In questo senso Internet ci consente di soddisfare bisogni importanti, da quelli legati al desiderio di apprendere, fino a quelli legati alla relazione con l'altro.

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Il fascino di internet. New economy e voto di povertà - Caterina Cangià

Nell'epoca della rivoluzione elettronica, la New Economy potrebbe essere una vera rivoluzione strutturale dell'economia. Così tutto il complesso delle attività di produzione e di distribuzione dei beni e dei servizi che fanno uso di sistemi informatici e telematici costituisce la nuova economia. (Consacrazione e Servizio online - n. 10, 2011)

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Spaziocolore: una esperienza interculturale

 mg 9657Barbara (in basso a sinistra) è volontaria a Spaziocolore, un servizio per l'integrazione delle donne italiane e straniere nato da una intuizione della Caritas di Monza, continuato per otto anni e che, per mancanza di fondi, sembrava costretto a chiudere definitivamente la sua attività a giugno 2013. Ma...

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2. Fraternità senza confini: chiamate ad essere per tutti!

3Sono una donna che nell’era della globalizzazione ha deciso di spendere la sua vita in una piccola porzione di terra.
Per questo, forse, tra le tante suggestioni che si possono raccogliere da una lettura meditata sulla Fratelli tutti ci sono alcune parole del IV capitolo dell’Enciclica che mi fanno vibrare.
Si legge al n. 145 «C’è una falsa apertura all’universale, che deriva dalla vuota superficialità di chi non è capace di penetrare fino in fondo nella propria patria[...]. In ogni caso, bisogna sempre allargare lo sguardo per riconoscere un bene più grande che porterà benefici a tutti noi. Però occorre farlo senza evadere, senza sradicamenti. È necessario affondare le radici nella terra fertile e nella storia del proprio luogo, che è un dono di Dio. Si lavora nel piccolo, con ciò che è vicino, però con una prospettiva più ampia»
Siamo invitati a non perdere ciò che è locale in un universale astratto e sempre altrove, anzi, più profondamente, siamo invitati a perderci nel locale per restituire al globale una ricchezza più variopinta.
Qui, in questa porzione di cultura, di terra, di Chiesa si gioca la mia dedizione al mondo!

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