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"Donna chi cerchi?": il dubbio

Vogliamo soffermarci oggi sul dubbio del credente, sul dubbio di due credenti: Zaccaria e Maria, senza contrapporli, ma cercando di comprenderli nei loro stai d’animo, nei pensieri, nella perplessità, nel timore… (Lc 1,1-38).
Ad entrambi Dio annuncia la vita, una vita che dovrebbe nascere da condizioni umanamente impossibili, in cui la potenza di Dio non è evidente ma opera nascosta in queste condizioni “limitate”. 
 
 
 
A partire dalla nostra esperienza, potremmo definire il dubbio come un “movimento”:
 
- della mente, cioè l’ondeggiare dei nostri pensieri tra cose diverse, dove per riuscire a scorgere la verità, l’affidabilità, il bene disponiamo della possibilità di fare calcoli, confronti, ragionamenti… 
 
-della fede, (del cuore) cioè l’ondeggiare dei nostri pensieri tra cose diverse, dove per riuscire a scorgere la verità, l’affidabilità, il bene disponiamo di una sola cosa, che è la fiducia in Dio. 
 
 
Il dubbio ha dunque un lato “pensante” e un lato “credente”. 
 
-Lo sbilanciamento del lato pensante è la pretesa di varcare la soglia del Mistero con le proprie capacità e di limitarlo entro i propri confini: “Dove arrivo io, arriva anche Dio” e generare un blocco, restringere la visuale.
 
-Lo sbilanciamento del lato della fede sta nello spiritualismo che non prende in considerazione le esigenze di una comprensione personale e non valuta i limiti. La grande capacità del lato della fede è quella di contenere anche ciò che non è immediatamente chiaro e continuare a dialogare con la ragione proiettando il cammino in avanti. 
 
 
Se è vero ciò che abbiamo detto, il dubbio non è ancora una risposta, una convinzione ma un vero e proprio processo che la precede. 
 
La domanda che sta sotto è: “dove sta la verità”? Interrogandoci sui dubbi che riguardano la nostra  vita di fede, la domanda si completa così: “Posso fidarmi di questo Dio che mi si è rivelato? Fino a che punto? Quanto coinvolgere la mia vita con la sua? Ho tutte le garanzie per seguire la sua verità?”.
 
 
CONTESTO
Siamo nel primo capitolo del Vangelo di Luca, rivolto all’“Amico di Dio”, a Teofilo, perché riconosca la certezza della verità che ha ricevuto come parola che è risuonata, ha avuto un’eco (è il verbo della “catechesi”, catechizzare = far risuonare).
Il capitolo 1 si accompagna al secondo: insieme ci offrono una galleria di piccoli e grandi quadri, che compongono il Vangelo dell’infanzia di Gesù. Vi troviamo:
-Il dittico delle annunciazioni: Zaccaria e Maria 
-Il dittico delle nascite: Giovanni Battista e Gesù.
 
Noi oggi guardiamo alla prima composizione, che si conclude con la Visitazione (Lc 1,39-56). 
Ci troviamo di fronte a due racconti di vocazione posti in contrapposizione negli elementi che hanno in comune: il riportare preciso del luogo, l’apparizione dell’angelo, l’annuncio che egli porta da Dio, il timore della persona, la risposta. 
 
-I luoghi sono diversissimi: il Tempio, il luogo più sacro di tutto Israele e Nazareth, il luogo meno sacro di tutto Israele perché era al confine con gli stranieri. Potremmo dire: il cuore e la periferia.
 
-L’annuncio è quello di un concepimento: “tua moglie Elisabetta ti genererà un figlio”; “concepirai e partorirai”. 
 
-La reazione riportata dall’evangelista è il timore di essere davanti al manifestarsi di Dio. Un timore che Egli comprende e consola, dicendo il motivo: “Non temere, la tua preghiera è stata esaudita”; “Non temere, hai trovato grazia presso Dio”. 
 
-La risposta, che comprende il tempo del dubbio: Dio lascia spazio a Zaccaria e a Maria di esprimere l’ondeggiare dei pensieri, il confronto tra la ragionevolezza e l’affidamento, tra ciò che è umanamente impossibile e ciò che è possibile a Dio… è significativo che il dubbio non sia stato nascosto, non sia stato detto ad altri ma manifestato direttamente a Dio, in un discernimento confidente con Lui.
 
Una risposta che Zaccaria dà nel momento in cui esprime i suoi dubbi: “Dio non mi può aiutare, non può cancellare la nostra anzianità. Per me, per noi, non può avvenire secondo questa Parola. Come potrò mai conoscere questo? Come la potrò vedere compiuta?”(v 18). 
Una risposta che Maria dà dopo aver espresso i suoi dubbi: “Sono serva, avvenga per me secondo questa Parola” (v 38). E dai Vangeli sappiamo che Maria sarà chiamata a dare questa risposta in alcuni passaggi significativi della vita che corrispondono a tempi di non comprensione del mistero, di bisogno di tempo per spezzettarlo, tenerlo nel cuore, riflettere… (Lc 2,19 e Lc 2,50).
 
 
RIFLESSIONE
Entriamo in questo “dibattito” tra Dio e Zaccaria e tra Dio e Maria. Il Vangelo ci dice che tutto sta nella differenza di fede. Mentre Zaccaria è colui che “non ha creduto alle parole che si compiranno a loro tempo” (v 20), Maria è “colei che ha creduto alla Parola” e per questo è “beata” ( V45). Ed è significativo che lo dica Elisabetta… Mentre Zaccaria non potrà rendere gloria a Dio, non potrà spiegarsi, a causa della sua incredulità, Maria potrà addirittura intessere il canto del Magnificat (v 47-55)! Mentre quella di Zaccaria è una memoria a breve termine, che si ferma all’oggi e alla sua piccola vicenda, quella di Maria è a lungo termine, nella direzione dell’AT, della storia di tutto un popolo in attesa della salvezza, perciò oltre la sua vicenda personale. Ella riconosce la misericordia di Dio dall’evidenza dei fatti: non solo le sterili, ma anche le vergini possono concepire! 
 
ZACCARIA 
Fa fatica ad immaginare il manifestarsi della potenza di Dio in una donna sterile, che non può accogliere la vita. Soprattutto ora, in cui non solo lei ma entrambi sono limitati nella fecondità dall’età avanzata: Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni (v 18). Zaccaria e sua moglie erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore (v 6): erano due santi! Ma di fronte al limite, Zaccaria non crede possibile che Dio possa dare compimento al suo desiderio che nel tempo era divenuto preghiera. E non importa se l’angelo gli dice che Yhwh è favorevole (Giovanni significa questo – v 13). La certezza dell’impossibilità è andata di pari passo con la sua vecchiaia. Lui fa qualcosa per il Signore, è irreprensibile. Ma dubita che il Signore possa fare qualcosa per lui. Nessuna gioia, nessuna esultanza, dunque (v 14). 
Che cosa è mancato qui a Zaccaria? Forse proprio quel dialogo tra l’evidenza della ragione e l’affidamento della fede. 
Zaccaria ha chiesto un segno visibile per lui, mentre segni concretissimi facevano già parte della sua storia di fede, lo precedevano: Sara (Gn 17 e 18), Rachele (Gn 30) la madre di Sansone (Gdc 13), Anna  madre di Samuele (1Sam 1).
Ciò che appare come un ostacolo, per Zaccaria rimane un ostacolo. E, secondo lui, anche per Dio.
 
MARIA 
L’annuncio a Maria è ancora più incredibile di quello fatto a Zaccaria: è la maternità verginale, non in tarda età! 
A Maria viene chiesto di credere in una verità senza precedenti nella storia della salvezza.
La sua non è una fede cieca, nel senso che non prevede le difficoltà, ma è una fede che non pone limiti a Dio, nonostante il suo limite di creatura. Maria conosce e ripone il suo limite di creatura nella potenza (v. 35) del suo Creatore. 
Diversamente da Zaccaria, Maria è colei che ha creduto nel compimento dell’annuncio (v 45).
Che cosa ha reso possibile la fede di Maria? L’andare oltre il suo limite, oltre la ragione, sbilanciandosi con decisione verso Dio. 
Maria ha chiesto una indicazione per obbedire alla Parola, ha chiesto le modalità del suo compiersi in lei. E l’angelo gliele spiega: ciò che appare come un ostacolo diventa il contesto dell’agire di Dio.
 
 
I discepoli non credettero perché avevano conosciuto,
ma credettero per conoscere.
La fede è credere ciò che non vedi:
la verità è vedere ciò che hai creduto
 
(S. AGOSTINO, “Trattato sul vangelo di Giovanni” -  Ufficio delle Letture, III domenica di Quaresima)
 
 
PREGHIERA
Dialogare con Dio al modo di Zaccaria o al modo di Maria, in una estrema confidenza, in un discernimento comune.
 
ZACCARIA
-Racconto a Dio che cosa mi pare impossibile che si realizzi per me, data la mia condizione, la strada che sta prendendo la mia vita, le mie abitudini…  cioè le cause. Che cosa sento che Dio annuncia alla mia vita (individuare una cosa ben precisa), ma secondo me non si potrà realizzare? Qual è il mio dubbio “certo”? Quali ostacoli/limiti vedo? Glieli spiego, anche a costo di restare “muta”… 
-Rileggo la vicenda di Maria
-Torno al contenuto del dialogo: lo richiamo alla mente/lo rileggo. I blocchi hanno ancora lo stesso peso di poco prima? Che cosa è assolutamente inamovibile? Che cosa invece può spostarsi, anche di poco?
 
MARIA
-Voglio porre/rinnovare un atto di fede in un annuncio fatto alla mia vita (da individuare concretamente: può essere anche un impegno). Posso scrivere una vera e propria professione della mia fede, guardando alla storia di salvezza entro cui si svolge la mia piccola vita,  senza tralasciare i miei dubbi e scrivendo i motivi del mio assenso, favorendo il mio “rallegrarmi”…
-Rileggo la vicenda di Zaccaria
-Torno al contenuto del dialogo: lo richiamo alla mente/lo rileggo. Come posso realizzare tutto questo? 
In che direzione mi muove il mio atto di fede? Dove mi porta? Con chi ne posso parlare?
 
Barbara
 

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