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Uscire 5. Il passaggio del mare: una nascita

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uscireI primi tentativi di uscita di Mosè (Es 2,11-15), uomo dei due mondi, con doppio passaporto e sempre un po' straniero (Es 2,22), furono segnati dal fallimento. Ebreo allevato nel palazzo del faraone, divenuto ormai grande, osò uscire per vedere i suoi fratelli, ma alla fine si trovò in esilio volontario, ramingo e fuggiasco come Caino, dopo aver ucciso ed essere stato rifiutato come possibile liberatore. L'uscita di scena di Mosè non ne fa l'uomo ideale per collaborare col Dio delle uscite, che per primo «uscirà nella notte» (Es 11,4) attraverso l'Egitto e che veglierà tutta la notte «per far uscire gli Israeliti dall'Egitto» (Es 12,42). Eppure, proprio a Mosè è detto: «Fa' uscire il mio popolo» (Es 3,10). E così, dopo l'uscita di Dio (Es 11,4), sarà Mosè ad uscire (Es 11,8) con enfasi, poi sarà la volta dell'uscita del popolo (Es 12) incorniciata dai riti pasquali, dalla fretta e dallo spavento della notte mortale.
Nonostante alcuni esegeti dissentano con forza, sostenendo che l'Egitto non può essere grembo che dà vita, è innegabile che la descrizione dell'uscita dall'Egitto sottenda un immaginario di nascita.

È giusto rilevare l'aporia, ma da quanto detto fin qui si comprende bene come un grembo che non lascia uscire, che trattiene, possa facilmente trasformarsi in pericolo mortale, in matrice chiusa, in tomba che inghiotte. La lingua inglese rende bene questo concetto, nel gioco di parole possibile tra womb e tomb. L'uscita dall'Egitto è una nascita: essa avviene nella Pasqua, nel segno del sangue, in un contesto di pericolo mortale e – come ogni nascita – è un passaggio tra le acque. Gli Israeliti vengono portati collettivamente fuori dal grembo dell'Egitto, mentre due giganteschi muraglioni (Es 14,29), che visualizzano la definitiva rottura delle acque, e la terra asciutta (Es 14,29; 15,19), che compare in mezzo al mare, sembrano rappresentare la nascita di un gigante . Per Israele in mezzo al mare si apre un cammino (hlk) nuovo, non più determinato dall'angoscia di essere inseguiti, ma aperto a nuovi orizzonti e a uno sviluppo di vita.
In tutto questo, la mano di Mosè, stesa sul mare (Es 14,16; 21; 26; 27), diventa l'aspetto visibile della «gran mano» di Dio (Es 14,31), la grande levatrice che trascina la neonata nazione fuori dalle profondità del Mare.

(da L. Invernizzi, «Esci e cammina! Appunti di viaggio per esseri di nascita», Servitium III 2013(2014) 17-24, 21-22)


Traccia per la preghiera personale

Leggi con calma il Sal 33

Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Lodate il Signore con la cetra,
con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate al Signore un canto nuovo, 
con arte suonate la cetra e acclamate,
perché retta è la parola del Signore 
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto; 
dell'amore del Signore è piena la terra.
Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, 
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
Come in un otre raccoglie le acque del mare, 
chiude in riserve gli abissi.
Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
perché egli parlò e tutto fu creato, 
comandò e tutto fu compiuto.
Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini;
dal trono dove siede
scruta tutti gli abitanti della terra,
lui, che di ognuno ha plasmato il cuore
e ne comprende tutte le opere.
Il re non si salva per un grande esercito
né un prode scampa per il suo grande vigore.
Un’illusione è il cavallo per la vittoria,
e neppure un grande esercito può dare salvezza.
Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
L'anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
È in lui che gioisce il nostro cuore,
nel suo santo nome noi confidiamo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

Domande per te

- Quali legami trovi nel tuo cammino (personale, relazionale, ecclesiale...) capaci di libertà?
- Come racconteresti l'affidabilità di Dio che hai vissuto?
- Raccolto in preghiera chiedi il dono per te e per tutti di non temere la dinamica pasquale negli eventi che accadono

Preghiera

Signore, voglio avvicinarmi
e gustare questo grande spettacolo della vita;
mi chiedi l'umiltà di lasciare sentieri noti,
ma l'inedito ha una forza dirompente
e mi scrive dentro impressioni di paura.
Mi chiedi di restare in cammino e di lasciarti agire,
ma ti prego, non tardare:
ciò che in me
è fragile, stanco, malato e deluso
è impaziente di trovare la via d'uscita.
Il cuore è sempre alle prese con la libertà:
mi conosco, potrei barattarla
all'ombra di altri ristori,
brevi respiri
dal futuro incerto,
eppure
sollievo
di fronte alla povertà
certa
di promesse ancora
incompiute.
La vita dal suo nascere
è sempre alle prese con la morte:
parlami ed io esisterò,
chiamami e verrò alla luce anche di notte,
guardami ed io mi affiderò,
strappami dalle grandi acque
e vivrò il tuo nome.
La lode scioglierà il mio silenzio,
e le mie lacrime ti annunceranno Padre

a cura di Paola Vitali

 

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Amen

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